Leonforte. I Berberi di Buttitta

“Leonforte è un luogo antico. Un luogo di storie e di miti, di eroi e di uomini semplici, di nobili palazzi e di umili dimore, di frutteti, di pascoli e di campi. Un microcosmo dove si raggrumano, inestricabili, e spesso incomprensibili, vicende millenarie. Un acrocoro al centro del mondo dove arcaiche divinità uraniche e telluriche rivivono nelle credenze e nei culti, dove le spighe ritornano a biondeggiare ogni estate da millenni, dove frammenti di vita materiale e spirituale emergono improvvisi a ravvivare il tempo lungo la memoria. E’ Leonforte un paese dove i valori tradizionali sono ancora vivi e operanti, dove il senso della vita individuale si diluisce in quella familiare, dove i rapporti interpersonali sono vincolanti, dove i santi sono vicini ai loro fedeli, alle loro angosce e sofferenze, dove l’appartenenza ha un significato preciso. Questo sapersi guardare alle proprie spalle non ha nulla di negativo, di collidente con la crescita economica e sociale. La certezza di una identità e la consapevolezza di essere detentori di un importante patrimonio storico e culturale e di un ineguagliabile tesoro di tradizioni sono di fatto le fondamenta in grado di garantire la sopravvivenza e la crescita future”.
Così il professore Ignazio Emanuele Buttitta e così l’università popolare ha voluto salutarlo, lunedì pomeriggio. La lezione di lunedì ha proseguito la narrazione dei tesori della chiesa San Giovanni Battista con accenni ai cimeli reperiti da chiese lontane nel tempo. Il professore Nigrelli ha accennato alla Madonna dell’Udienza o dell’Accoglienza proveniente forse da una medesima chiesa distrutta nel 700, ubicata assai probabilmente nella zona della Favarotta. Toponimi e etimologia hanno interessato la discussione sulle perle della Matrice, che gli universitari visiteranno lunedì prossimo. Durante la lezione si è anche discusso del pressapochismo dilagante, che interessa cittadini comuni e amministratori, ieri e oggi pure e della necessità di comprendere il valore della consapevolezza.

Gabriella Grasso