Migranti a Leonforte. Sindaco: “voglio sentire il Consiglio”

Al paese da settimane si chiacchiera di migranti e possibili allocazioni: “vecchio ospedale, piano ultimo del nuovo ospedale, scuola dismessa in zona Granfonte, casa Leonforte e altro ancora. Al “posto possibile” si accompagna anche il “numero variabile”: 30, 40, 60. Francesco Sinatra, sindaco di Leonforte, intervistato in merito ha chiarito l’arcano.
Il 24 gennaio di quest’anno i sindaci dell’ennese sono stati convocati in prefettura per preparare i loro paesi alla distribuzione dei migranti secondo una percentuale di 0,25% ossia 2,5 per 1000 abitanti. I paesi potranno scegliere fra due opzioni: C.A.S. o S.P.R.A.R. Lo S.P.R.A.R. è il servizio di protezione e accoglienza per i rifugiati e i richiedenti asilo, il C.A.S. è invece il centro di accoglienza straordinario. Il primo ospita persone già identificate in attesa di passaporto, il secondo persone da identificare. Lo S.P.R.A.R., concepito in termini di sistema efficace ed efficiente (perché sottoposto a regole stringenti) di accoglienza, integrazione e tutela dei richiedenti asilo e dei rifugiati, può rappresentare un’opportunità per i territori, dal punto di vista economico, occupazionale, di ripopolamento inclusivo, i C.A.S. rischiano di diventare invece luoghi chiusi, instabili e caotici. Alcuni comuni hanno già risposto alle pressioni della prefettura: Regalbuto con C.A.S. e S.P.R.A.R., Troina con S.P.R.A.R., Villarosa con S.P.R.A.R, Piazza Armerina con S.P.R.A.R. e C.A.S. e così pure Aidone, che avendo accolto 240 migranti per un numero di cinque mila abitanti, cerca ora di ridimensionarli per le difficoltà emerse. Leonforte non ha ancora scelto l’opzione perché “voglio sentire il Consiglio” dice Sinatra anche se il Consiglio non ha alcun potere di veto al riguardo. Dalle tabelle prefettizie, Leonforte dovrebbe ospitare 35 migranti, Nissoria 10/15, Assoro 20/25. “Ad occuparsi della gestione dei migranti sarà il terzo settore con debito bando pubblico” continua Sinatra. Il paese non è pronto perché il disagio socio economico è spietato e mal si sposa con le politiche dell’apertura obbligatorie, commenta Sinatra, eppure la possibilità di indotto data dall’integrazione o anche dalla sola accoglienza è una realtà.
La volontà encomiabile di realizzare un’accoglienza dignitosa per poche decine di persone in termini economici, demografici, culturali e occupazionali è solo rinviabile di qualche mese ed è opportuno dunque abituarsi, preparandosi al meglio per una distribuzione che tenda all’inclusione e non alla ghettizzazione o allo sfruttamento, foriero di guerra fra poveri come a Rosarno. I venti europei sussurrano di exit e closed e l’Italia trovandosi “incastrata” fra muri e mare ha da rispondere a gran voce. Toccherà anche a noi, questa estate forse. Possano i miei compaesani rispondere con l’entusiasmo di chi vuol vivere la Parola nella concretezza e non solo fra i muri di case e chiese.


Gabriella Grasso