Leonforte, ancora una lezione dell’università popolare sulla Chiesa madre

La lezione dell’università popolare di lunedì si è tenuta in Chiesa madre per continuare il percorso di conoscenza di uno dei maggiori monumenti paesani. La professoressa Maria ha introdotto la lezione, vertente sull’analisi di alcuni antichi paramenti liturgici, con un accenno storico sui Branciforti. Il principe Nicolò Placido e la principessa Caterina vollero dare alla nascente Leonforte un’impostazione essenzialmente religiosa, dotandola di strutture di culto e di catechesi. All’uopo vennero fondati due conventi maschili e un monastero femminile, l’attuale Collegio di Maria nel quale si istruivano le fanciulle nell’uso dell’ago e nelle materie essenziali. Le suore giustificavano l’istruzione elementare delle giovani, inutile o anche dannosa per chi le pensava destinate alle sole faccende domestiche e all’ubbidienza del padre e del marito, con la necessità di “contare i fili del ricamo”. «A Leonforte erano… le suore del Monastero di S. Caterina … a ricamare le vesti per le funzioni sacre con seta proveniente dal vicino paese di Raccuja». Raccuja nel XVII secolo traeva ricchezza dalla seta e dato che come Leonforte era dei Branciforti coltivava l’interesse della nobile famiglia. Nel nostro monastero carmelitano si eseguivano lavori raffinatissimi di cucito e di ricamo su tessuti pregiati che richiedevano abilità, una vista ottima, notevole precisione e tanta pazienza. Abbiamo notizia dell’uso dello sfilato siciliano con disegni geometrici, floreali o allegorici per i corporali, le balze di tovaglie d’altare e per camici e cotte sacerdotali o di prelati come quella mirabile che fu regalata al vescovo Michelangelo Bonadies nel 1675 in occasione della sua visita pastorale a Leonforte. Padre Giunta ha mostrato agli universitari casule, pianete, dalmatiche, stole, manipoli, borse da corporale, in seta o damasco con ricami policromi e a filo d’oro. Tutti sono rimasti colpiti dalla: “Rivoluzione Rossa” cioè il ricamo con fili rossi. Al tempo della nascita del monastero in Sicilia giunsero dall`America i colori naturali che permettevano di tingere i fili con poca spesa. Così in pieno stile barocco-rococò, il ricamo si arricchì di fiori, frutti, uccelli, scene mitologiche e simboli sacri eseguiti a punto raso e incorniciati con volute e nastri lavorati a punto catenella o erba. L’acmè del laboratorio di ricamo e cucito si raggiunse nel paliotto: il prezioso rivestimento della parte anteriore dell’altare del SS. Sacramento, dal coordinato conopeo, dalla tendina che velava anticamente la porticina del Tabernacolo, dal piviale e velo omerale, dalla cappa ed dal copri spalle; ancora utilizzati nelle occasioni solenni.

Gabriella Grasso