“E palese”, prosegue Cinzia Amato, “che nella gestione di tali somme vi siano state delle irregolarità tali da poter configurare, qualora tali fatti venissero accertati, anche un danno nei confronti del Comune di Enna. Per tale motivo reputiamo necessario l’intervento della Procura al fine di accertare l’eventuale danno e le responsabilità di coloro che lo hanno cagionato o hanno concorso a cagionarlo”.
Com’è noto, Acquaenna ha nuovamente richiesto in bolletta agli utenti la somma di 25 euro a titolo di deposito cauzionale, sostenendo che “l’eventuale deposito cauzionale versato ai Comuni quali precedenti gestori del servizio idrico, riguarda il rapporto “Utente-Comune”, trattandosi di importo a garanzia dei debiti/crediti intercorrenti tra gli stessi”.
E le numerose sentenze dei Giudici di Pace di Enna intervenute sull’argomento a seguito delle istanze di alcuni utenti, non hanno risolto la questione, pur ribadendo che il deposito cauzionale precedentemente versato non può essere nuovamente richiesto ai cittadini, accertando l’illegittimità delle richieste di Acquaenna.
A tutto questo si aggiunge che nella relazione presentata in Commissione dal liquidatore dell’Asen, il dott. Marco Mazzurco, emergono delle anomalie riguardo a tali somme, che ammontano a 400mila euro: esse sono inserite tra le passività della situazione economico-finanziaria dell’A.S.EN, non essendo più nelle disponibilità della società in liquidazione, come confermato dallo stesso dott. Mazzurco.
Appare, infine, contraria a quanto stabilito in tale delibera anche l’affermazione del liquidatore per cui i rimborsi dei depositi cauzionali necessitano della presentazione di idonea documentazione da parte degli utenti. L’art. 5 comma 5 essa, infatti, stabilisce che: “Al momento della cessazione degli effetti del contratto di somministrazione, per ottenere la restituzione del deposito cauzionale, il gestore non può richiedere all’utente finale di presentare alcun documento attestante l’avvenuto versamento.”
“A seguito delle nostre reiterate richieste di chiarimenti in Commissione”, proseguono i due consiglieri, “la delibera che inizialmente doveva essere portata ed approvata in Consiglio, si è casualmente trasformata in delibera di Giunta. Alla luce di tutto questo”, concludono, “appare sempre più plausibile che queste somme siano state sottratte ai cittadini ed usate per altri scopi. Non si comprende come mai l’Amministrazione piuttosto che far luce su questa vicenda, come abbiamo fatto noi in Commissione, si sia limitata ad adottare una delibera di Giunta per prorogare la liquidazione di altri 180 giorni e per saldare un contenzioso e le parcelle dei legali, tra i quali figurano un assessore in carica e un ex assessore della Giunta Dipietro”.