Troina, il dramma della disoccupazione giovanile nel cortometraggio “Le speranze perdute” di Gino Palumbo

Troina. Nei saloni parrocchiali, in questi giorni, viene presentato il cortometraggio “Le speranze perdute”, diretto da Gino Palumbo, che, per il mestiere che fa, ha una certa dimestichezza con la macchina da presa, e interpretato da Irene Chiavetta, Enza Giuliano e Salvatore Monastra, che non sono attori professionisti ma che hanno una grande passione per il teatro e il cinema. Nei dieci minuti del cortometraggio è rappresentato il dramma della disoccupazione giovanile. Lo scenario in cui è rappresentato questo dramma è il paese di Troina con il suo centro storico e le rovine del monastero di San Michele il Nuovo. Quel centro storico con i suoi con palazzi ed edifici monumentali al quale molto pensano di affidare il ruolo di volano dello sviluppo locale. Il giovane disoccupato, interpretato da Salvatore Maccarrone, aspira ad un lavoro dietro una scrivania e davanti un computer. Quando era ancora una ragazzo non aveva una grande passione per lo studio ed ha abbondonato la scuola, ma ora che è già grande se ne pente amaramente e se ne fa una colpa grave. Chissà, forse con un diploma o una laurea avrebbe avuto già un lavoro che gli avrebbe consentito di sposarsi con la sua fidanzata, interpretata nel cortometraggio da Enza Giuliano. Ma la speranza di un lavoro qualsiasi si rivela vana. Da qui il titolo del cortometraggio “Le speranze perdute”. Il giovane disoccupato entra in depressione e cerca dei rimedi al suo malessere psicologico nei consigli di una psicologa, interpretata nel cortometraggio da Irene Chiavetta. Ma cosa può fare una psicologa per risolvere un malessere che ha cause economiche e sociali? E’ una domanda retorica perché non spetta alla psicologia risolvere un problema che ha cause sociali ed economiche. Il cortometraggio si conclude con la rappresentazione di un sogno: il giovane disoccupato e la sua fidanzata, vestiti a festa, nella chiesa Santa Famiglia di Nazareth per celebrare le nozze. I banchi sono vuoti e sull’altare non c’è il prete, neppure nel sogno, che li unisce in matrimonio. Non c’ è più speranza, che si è persa per strada. Il futuro, per il giovane disoccupato e per la sua fidanzata, è senza speranza, anzi si presenta come una minaccia. Devono rassegnarsi a vivere nell’epoca dominata dalle passioni tristi di cui parlano i due noti psicanalisti Miguel Benasayag e Gerard Schmit, in cui i problemi dei più giovani sono il segno visibile della crisi della nostra cultura e della nostra società.

Silvano Privitera