Gagliano. Invito alla pace di un reduce della seconda guerra mondiale

Gagliano. “La sola parola guerra mi fa ancora venire i brividi”. A dirlo è il signor Giuseppe Raffino, classe 1923, uno degli ultimi tre reduci gaglianesi della seconda guerra mondiale, insieme ai novantacinquenni Pietro Grippaldi e Salvatore Valguarnera. Il ricordo gli fa ancora male, ma Raffino, presidente onorario della sezione combattenti di Gagliano, sente sempre il bisogno e il desiderio di raccontare la sua e la loro atroce storia, ai giovani e a chiunque possa farsi promotore di pace, perché “la guerra è nemica dell’umanità”, dice. Tutta la sua esistenza è stata segnata dalla tragicità dei fatti da lui vissuti tra il ’42 e il ’44. Partì per il fronte a soli 19 anni. Visse in Croazia la sua guerra di trincea. Miracolosamente riuscì a fuggire dopo che l’Italia capitolò lasciando i soldati allo sbando. Non fu ferito, ma la più grande lacerazione la porta dentro, ogni giorno della sua vita. Non ha mai smesso di pensare al commilitone Nicola Faresi, ucciso proprio di fianco a lui. Raffino rimase scioccato, sporco del sangue dell’amico. Solo per un caso non morì anche lui. Sopravvisse di stenti e cominciò a vagare per l’Italia, cercando di tornare a casa tra infinite sofferenze. Partì a piedi da Mestre, poi in treno fino a Rovigo. Di nuovo a piedi fino a Faenza e un treno di fortuna lo portò al sud, in provincia di Campobasso, dove i tedeschi lo fecero scendere. Finì a San Severo, in provincia di Foggia, nascosto nei sotterranei. Riuscì poi a salire su un camion. Attraversò lo stretto di Messina su un vecchio barcone, insieme a 34 persone e poi ancora a piedi. A Nizza di Sicilia i carabinieri gli diedero un passaggio. Di nuovo a piedi, attraverso Ramacca, riuscì a raggiungere finalmente Gagliano, dove ritrovò la madre. “Non dimentichiamo mai le donne – dice Raffino – vere protagoniste della guerra. Lavoravano nei campi e portavano avanti la società da sole. Ne morirono 2557 per dare aiuto e medicine agli uomini. Loro sono state le prime a soffrire”. Oggi, che si continuano ad aprire nuovi fronti di guerra, Raffino aggiunge: “Se potessi dire qualcosa ai politici, direi che tutto si costruisce con la pace e non con la guerra. Questa distrugge tutto. Il Signore illumini le loro menti”.

Valentina La Ferrera