Salvatore, ci racconti di lei, della sua famiglia. “Sono felicemente sposato da 39 anni con Rita Fontanazza, sono padre di tre figli e nonno di due splendidi nipoti: Gaia e Matteo. Sono innamorato di mia moglie e devo tanto ringraziarla per aver condiviso questa mia scelta e di essere sempre accanto a me. Se non c’è l’aiuto della moglie e della famiglia in questo bellissimo cammino di grazia diaconale, è difficile raggiungere il traguardo”.
Quali sono stati i suoi studi?. “Avevo la terza media conseguita nel 69/70. Nel 2000 mi sono iscritto al corso serale di ragioneria e dopo la maturità ho frequentato l’Istituto teologico “Mario Sturzo” di Piazza Armerina, dove ho conseguito il diploma di laurea in Scienze religiose. Nel frattempo ho frequentato il seminario vescovile dove mi hanno conferito i due ministeri del lettorato e dell’accolitato”.
Chi l’ha aiutata in questo cammino durato sette anni? “Don Mario Saddemi, parroco della chiesa di Santa Lucia a cui appartengo, l’ex rettore del seminario, don Vincenzo Cultraro, don Filippo Marotta, parroco di San Tommaso dove sono stato mandato a collaborare per quattro anni. Da tutti ho avuto preziosi consigli e insegnamenti. Ma devo ringraziare anche due fratelli molto cari: i due diaconi di Enna Pietro Valenti e Mimmo Cardaci, con i quali ho molto discusso” (ndr Valenti e Cardaci sono stati i primi due diaconi della diocesi, ordinati il 19 dicembre 1999 dall’allora vescovo mons. Cirrincione).
Una volta ordinato, di cosa si occuperà? Dove opererà? “Mons. Gisana ha dato molto dignità ai diaconi, quindi probabilmente di carità ed evangelizzazione. Opererò sicuramente a Enna dove ho famiglia e lavoro”. A questo proposito, secondo quando afferma don Giuseppe Rabita, direttore regionale della Segreteria Pastorale, sul settimanale “Settegiorni”, mons. Gisana ha deciso di dare nuovo impulso al ministero dei diaconi individuando nella carità e nell’evangelizzazione il ruolo primario che essi dovranno assumere in futuro. Ha sganciato gli attuali diaconi dalle parrocchie ed ha voluto affidare loro l’intero settore della carità. Quindi Caritas, pastorale sociale e del lavoro, gli immigrati, la pastorale carceraria”.
Giacomo Lisacchi