Sperlinga: chiusura prolungata del castello può diventare opportunità per valorizzare tutti gli scorci rupestri del paese

Sperlinga, il più piccolo comune dell’ennese, ha grandi potenzialità turistiche, ma, chi si occupa ogni giorno di questo settore, vede intorno solo rovine e per questo chiede un rilancio. Una vera scommessa quella di un trentottenne, che ha deciso di rimanere saldamente ancorato al suo paese, ultimo reduce di una generazione destinata ad emigrare in cerca di lavoro. Salvatore Lo Sauro il suo futuro lo ha creato qui, tra le grotte scavate nella roccia, dove ogni giorno cerca di portare i visitatori. Dal 2004 è abilitato come guida turistica ed escursionistica per tutta la Sicilia. La bellezza del suo territorio non poteva restare muta, così ha deciso di rimboccarsi le maniche e diventare protagonista di una rinascita. “Sperlinga – dice – da troppo tempo non fa un salto di qualità nello sviluppo turistico e nella valorizzazione del proprio patrimonio storico ambientale. Da dieci anni si registra un declino del flusso turistico, anche per l’assoluta assenza di servizi turistici basilari, come: bagni pubblici, indicazioni turistiche, uffici di promozione e progettazione turistica, ristoranti, alberghi, negozi di souvenir, wi-fi, parcheggi attrezzati per i camper, materiale di promozione turistica. Solo rari investimenti e progetti d’intervento. Come se non bastasse, il castello è chiuso da due anni e mezzo, per il crollo di un pezzo di roccia”. Lo Sauro non si è perso d’animo. Ha continuato a credere nel proprio paese e, anche con un castello non visitabile, è riuscito comunque a portare a Sperlinga numerosi turisti, dirottandoli su altre bellezze ancora poco conosciute. “Negli anni passati, la maggior parte dei turisti ha visitato solo il castello. La sua chiusura prolungata è ora diventata un’opportunità per valorizzare tutti gli scorci rupestri del paese, come le grotte museo, i villaggi nella roccia, l’artigianato delle frassate (tappeti fatti con il telaio antico), le chiese con pregevoli opere d’arte, il dolce tipico chiamato torton, il dialetto gallo-italico. Un mix di preziosità che Lo Sauro riesce a mettere insieme in un tour di mezza giornata, con la collaborazione di volontari locali.

Valentina La Ferrera