Ecco allora la terza proposta: un referendum tra i soli iscritti chiamati a decidere se staccare la spina. Il risultato finale, però, sembra non essere cambiato perché la risposta è stata sempre bocciata in quanto è proprio l’idea della sfiducia a non convincere i consiglieri De Rose, Lo Giudice, Savoca e Colaleo che non vedono una motivazione politica dietro la sfiducia oltre a considerarla un danno per la città che a breve sarà chiamata a gestire diversi milioni di euro tra fondi per l’Agenda Urbana, bando per le periferie o i contratti di quartiere. La stessa idea del referendum, tra l’altro, aprirebbe la disputa su un altro aspetto sempre attuale dentro il Pd che è quello dell’anagrafe perché ad oggi non si è ancora capito chi può considerarsi tesserato.
La stessa idea del referendum, come detto, potrebbe presto essere archiviata perché tra gli stessi dodici consiglieri favorevoli alla sfiducia c’è qualcuno che ha mostrato segnali di insofferenza anche rispetto alle continue pressioni per arrivare al risultato finale in ogni modo.
Lo zoccolo duro del gruppo, formato da almeno sette consiglieri, preme ed è fermamente convinto di interrompere l’esperienza anche subito, quattro hanno detto di no e gli altri sarebbero in bilico o comunque combattuti ed in tutto questo il capogruppo Cappa cerca di mediare.
In tutto questo caos, infine, si attende ancora che venga completata, da tre mesi, la giunta.