Enna. Bocciatura mozione sfiducia: è però certo che qualcosa cambierà a Sala Euno

Enna. Con quindici voti contrari e quindici favorevoli il consiglio comunale di Enna ha bocciato la mozione di sfiducia al sindaco Dipietro. Ci sono volute cinque ore di dibattito per arrivare alla votazione finale che non ha riservato sorprese visto che non sono bastati i dodici voti del Pd, i due del M5S e quello di Gloria perchè a suo favore Dipietro ha trovato il voto della sua originaria maggioranza, dei quattro consiglieri del Pd Savoca, Colaleo, De Rose e Lo Giudice e di Cuci. È però certo che qualcosa cambierà a Sala Euno. Sono cambiati gli equilibri visto che il Pd non avrà più la certezza dei16 voti e, di contro, cambia il sostegno all’amministrazione che avrà un carico di responsabilità maggiore sulle spalle. E c’è da ritenere che cambieranno anche i rapporti tra le parti perchè quanto detto in aula lascia tante pagine ancora aperte. Secondo Guarasci (Pd) sono emerse insofferenze e malcontento sull’operato del sindaco, ha parlato delle vecchie ruggini di quest’ultimo con gli alleati e avvisato «adesso ha una nutrita maggioranza, che governi». Il dibattito per lunghi tratti è stato occupato dalle vicende interne al Pd che poco hanno fatto breccia nei cittadini. Secondo Marco la mozione è arrivata in aula «per dire che lei e noi siamo un’altra cosa» ha detto al sindaco. Pesanti le considerazioni di Arena secondo cui «ogni voto viene utilizzato come merce di scambio». Rizzo ha accusato, tra le altre cose, di non aver speso i soldi in bilancio e detto che «non abbiamo notizie di crisi superata», tema ripreso anche da Vasapollo che ha parlato di una «mancanza di capacità amministrativa» finendo poi con Cappa che ha detto di non essere attaccato al ruolo di capogruppo, di fare scelte libere e di essere «sereno per aver fatto il mio dovere. Adesso mi auguro però un cambio di rotta». Articolata la risposta di Dipietro che ha contestato le motivazioni della sfiducia: «Eravamo e siamo alternativi al Pd che oggi voi rappresentate. Non è cambiato nessun equilibrio in giunta, ad apertura crisi ho parlato a tutta l’aula, alcuni hanno colto e altri no. Non si può sostenere di fare la sfiducia per un cane in più o un gatto in meno. Se a Garofalo non ho firmato la richiesta di mozione di sfiducia (fu proposta dall’allora consigliere Scillia ndr) – ha detto rispondendo a una sollecitazione – è perchè un’amministrazione ha il diritto di dimostrare ciò che sa fare e la legge dà cinque anni. A chi mi chiede perchè non mi sono costituito parte civile (su gettonopoli ndr) suggerisco una lettura sul manuale di procedura penale perchè in questa fase non si può». A sostegno dell’amministrazione Palermo – «la mozione maschera una guerra interna al Pd» -, Comito – «si configura su aspetti personalistici. Avete governato voi prima e avevate il dovere di risolvere i problemi della città» -, Gargaglione secondo è emersa «una valutazione di ordine politico e non amministrativo». Savoca, anche a nome degli altri tre dem contrari alla sfiducia, ha parlato di mozione «pretestuosa e personalistica, di insussistenza politica» dopo aver detto che «ha tentato di ingessare l’attività amministrativa, spostato l’attenzione da argomenti più importanti e cosa più grave ha sancito il suicidio politico».