Di casi simili in tutta Italia se ne sono verificati diversi e Ripoli spiega che lo scorso anno sono scaduti i buoni postali fruttiferi ordinari di durata trentennale emessi dal 1 luglio 1986 al 31 dicembre 1986 e questi possono recare sul retro un timbro con rendimenti fino al 20esimo anno diversi rispetto a quelli originari.
È stato evidenziato che i risparmiatori hanno diritto alla liquidazione in base ai rendimenti indicati sul timbro (che si sovrappone alla tabella di rendimento stampata sul buono) i quali possono essere superiori rispetto a quelli previsti originariamente dalla tabella stampata sul buono.
Sul caso specifico accaduto ad Enna, Ripoli spiega che sul momento l’anziano non ha dato peso a quei buoni postali ma successivamente un amico di famiglia dell’uomo si è recato all’Ufficio postale dove gli è stato fatto un conteggio dei buoni postali dalla data di emissione alla data del “ritrovamento”, con un conguaglio totale di euro 54.500 euro offerto come rimborso.
«In realtà ad un più attento esame dei buoni con i relativi tassi di interesse riportati sulla parte posteriore ci si rende conto che la somma offerta dalle Poste è quasi la metà di quella alla quale avrebbe diritto il risparmiatore. Abbiamo pertanto provveduto a far contabilizzare i buoni da un nostro commercialista ed è risultato un valore attualizzato di 103 mila 340 euro circa alla data della diffida» racconta Ripoli che, mettendo a a disposizione la mail agitalia@virgilio.it per chi volesse informazioni gratuite sulle modalità per ottenere il rimborso dei buoni postali, ha concluso dicendo che «una parte dell’importo rimborsato sarà devoluto in beneficenza».