Nicosia. Fiera dei morti: il ritorno alle tradizioni

Grande successo di pubblico per la pregevole iniziativa all’interno dei locali del Villaggio Primosole, la “Fiera dei Morti”. Tre giorni (dal 30 Ottobre all’1 Novembre) ricchi non solo di stand commerciali, dove poter acquistare praticamente di tutto, da vestiti a giocattoli per bambini fino a dolci e prodotti artigianali, ma anche di interessanti eventi tra i quali possiamo annoverare i due concerti cover di Francesco De Gregori e Vasco Rossi (rispettivamente il 31 ottobre e il 1 Novembre), saggi di danza offerti dalle scuole di ballo nicosiane ma anche momenti di riflessione assieme al Vescovo di Nicosia sulla festività dei defunti. All’inaugurazione del 30 Ottobre erano presenti e hanno preso la parola il Sindaco Luigi Bonelli, l’assessore. Una manifestazione che ha un doppio valore simbolico. Basta infatti guardare la locandina dell’evento che subito ci si accorge che tutto è organizzato in funzione del “recupero delle tradizioni”. La festività dei morti, festa sentita soprattutto nel territorio, è difatti una tradizione da preservare e mantenere. È un giorno che fa riflettere non solo sulla caducità della vita, ma di quanto siano importanti gli affetti dei cari vivi e morti. In questo giorno vengono ricordati, dalle varie famiglie, i propri defunti. E nel ricordo dei propri defunti vi è il ricordo della propria storia. In un mondo sempre più globalizzato, appiattiti ad un pensiero comune, la festa del 2 novembre è qualcosa che sottolinea la intima individualità. Ognuno ha un passato e una storia a sé. Ed è giusto mantenere quella “corrispondenza di amorosi sensi” foscoliana con i propri cari. Continuando a citare Foscolo, ben viene in mente ne “In morte del fratello Giovanni” l’importanza del contatto tra i vivi e i morti: “la madre (…) parla di me al tuo cenere muto”. Una madre che parla di un figlio vivo ad un figlio morto, mettendo così in evidenza un affetto vivo verso un vivo e un affetto sempre vivo verso un morto. Ma è sempre un affetto vivo! Nel cuore di tutti chi non c’è più è sempre vivo. Grazie alla commemorazione dei defunti vi è questa rinascita del defunto alla vita. Una vita diversa, non materiale, ma spirituale nel cuore dei propri cari. Non possiamo perdere i nostri cari. Non possiamo perdere le nostre tradizioni.
E questo il primo simbolo. Il secondo è un poco più “terra terra” ma è al contempo importantissimo. Il secondo simbolo che questa iniziativa porta con sé è l’unione e la collaborazione che può fare tanto. Sappiamo bene l’immobilismo economico che, a causa di una pesantissima crisi, ha colpito profondamente le attività commerciali in Italia e soprattutto al Sud. Quanti commercianti hanno chiuso? Migliaia. Ma c’è chi, fortunatamente, resiste. E chi resiste si impegna, assieme agli altri, per poter rilanciare l’economia. Nicosia, in questi tre giorni, ha “respirato”. Nicosia in questi tre giorni ha mostrato che cosa può offrire al suo interno. Ha mostrato che esiste il venditore di capi di abbigliamento pregevoli, ha mostrato il venditore di giocattoli, il pasticcere, l’artigiano, tantissime attività commerciali vive ma che a volte vengono ignorate perché si tende a cercare sempre “nell’erba più verde del vicino”. Qual grande errore! L’erba, verde e fresca, è già nostra! Ben vengano quindi queste iniziative, come tutte le iniziative messe in campo (a breve la II edizione della Sagra della “Piciotta nicosiana”), volte al recupero e alla valorizzazione della storia passata, presente e futura di Nicosia!

Alain Calò