Da un punto di vista formale, la prima proposta approdata in Commissione (peraltro sempre a ridosso della scadenza dei termini utili), pur presentandosi come manovra politica, era intestata al dirigente dell’Ufficio Ragioneria anziché alla Giunta, anticipando che in Consiglio sarebbe arrivata, sotto forma di emendamento, la vera e propria manovra finanziaria dell’Amministrazione.
Solo a seguito delle osservazioni dei pentastellati, l’Amministratore è stata costretta a riconoscere l’errore e ad adottare una delibera di Giunta che ha sottoposto all’esame della Commissione, com’era giusto che fosse, dato che la proposta presentata inizialmente era tutta politica e non tecnica, per stessa ammissione del Sindaco.
“Da un punto di vista sostanziale, quello che ci ha più amareggiato – continua Davide Solfato – è stata la delegittimazione della funzione del Consiglio comunale, organo deputato all’approvazione del bilancio e delle relative variazioni, che la proposta di fatto attua imponendo, in pieno stile “renziano”, la forza dei numeri alle procedure e alle decisioni democratiche”.
Per contro, non potevamo condividere neanche l’azione prevista dall’emendamento del PD volta a svuotare del tutto il capitolo destinato al Teatro; da qui il nostro sub-emendamento volto a ridurre le somme destinate ad esso per l’anno 2018 da 250 mila euro a 125 mila euro, per noi più che sufficienti, ma comunque bocciato dai consiglieri che sostengono il sindaco del PD renziano Maurizio Dipietro. Per tali motivi, pur riconoscendo nel merito la bontà della manovra, che prevede degli interventi che senz’altro condividiamo come, ad esempio, l’acquisto delle aree per la realizzazione del Parco Urbano o quelli relativi agli impianti sportivi e al settore del sociale, non potevamo non denunciare l’atteggiamento autoritario della Giunta Dipietro esprimendo il nostro dissenso con l’astensione dal voto”.