Non è un caso che proprio oggi il segretario dem Matteo Renzi sbarchi in Sicilia per un mini tour di due giorni, anche con una breve visita odierna in provincia di Enna ad Agira. Ufficialmente un anticipo di campagna elettorale. Ma in molti pensano che il tour organizzato last minute comporti anche la possibilità da parte del leader del Pd di cercare di capire che aria tiri tra i suoi, prima di convocare la direzione regionale, che a questo punto si svolgerà alla sua presenza.
Intanto non vengono meno i timori rispetto all’attrattività del progetto guidato da Piero Grasso: se, infatti, i big siciliani in casa dem hanno pressoché la conferma di poter giocare la loro partita per il ritorno in Transatlantico, la base ha molto chiaro che difficilmente riuscirà a ritagliarsi degli spazi propri. Ecco allora, dal sindaco di Troina, Fabio Venezia, che strizza l’occhio al nuovo soggetto politico nato dall’unione tra Sinistra Italiana, Mdp e Possibile. E anche tra i big qualcuno accenna a Mirello Crisafulli.
Un “gioco” del quale nessuno ad oggi può prevedere l’esito.
Crisafulli a delle domande di una testata giornalistica regionale così risponde:
“E’ la classica soluzione di chi ha delle responsabilità e vuole scaricarle sugli altri – dice Crisafulli a proposito della mossa dei renziani siciliani. Chi ha preso l’8 per cento dovrebbe almeno arrivare all’11 per avere diritto di parola. L’operazione politica l’hanno fatta a Palermo, tutti palermitani: Cardinale, Faraone e Orlando. La paternità della sconfitta è loro e di Renzi. Io so che i sindaci renziani non hanno votato per noi, tenuto conto che nei loro comuni non sono arrivati i voti. O votavano per altri o voti non ne hanno”.
“Non lo so se vogliono mandarci via. Io ci sto già pensando, se non me ne vado è perché credo che non sia il momento – continua Crisafulli – il problema vero di questo partito sono loro, questo aggregato di palermitani che ha condizionato il partito negli ultimi dieci anni per arrivare all’8 per cento. A Enna abbiamo fatto il 23, a Trapani il 20. Forse noi potremmo parlare, non loro. Loro al massimo dovrebbero spiegarci come hanno fatto a ottenere un risultato simile, che non è facile: io l’8 per cento non riesco a farlo nemmeno se mi impegno”.