Dopo il caos “parentopoli” a Calascibetta si tenta di imbavagliare la minoranza consiliare

Comincia a diventare una abitudine quella che la maggioranza di un Consiglio comunale cerchi di “annientare” la minoranza, dopo Valguarnera (dove l’approvazione di un nuovo regolamento limita l’accesso agli atti ai Consiglieri comunali) anche il Consiglio di Calascibetta sembrerebbe voglia perseguire sulla stessa scia, limitando il tempo di intervento durante il massimo consesso civico.

Di seguito riportiamo integralmente la nota stampa pervenuta a firma dei rappresentanti al Consiglio comunale di  RIUNIRE CALASCIBETTA:


“Il 16 gennaio u.s. la minoranza consiliare ha abbandonato l’aula per protesta a causa dell’approvazione di una deliberazione della maggioranza (PD e Riparte Calascibetta).

La deliberazione proponeva la modifica del regolamento di funzionamento del consiglio comunale di Calascibetta. In particolare sono stati diminuiti i tempi d’intervento di consiglieri comunali da quindici a dieci minuti. La proposta, sottoscritta dal capogruppo del PD e da quello di Riparte Calascibetta, non è stata preventivamente discussa con la minoranza, rappresentata da RIUNIRE CALASCIBETTA. Questa ha inutilmente chiesto di ritirare il punto e si è detta disponibile a costituire una commissione per l’eventuale modifica del regolamento di funzionamento del consiglio comunale. A seguito di una sospensione per consentire alla maggiorana di valutare la richiesta della minoranza, PD e “Riparte Calascibetta” hanno approvato la proposta di modifica. Prima della votazione è intervenuto il presidente del consiglio, Francesco Lo Vetri, per dichiarazione di voto sostenendo che cinque minuti non sono niente. “È vero che cinque minuti sono niente. – ha dichiarato Alessandro Matina –ed è proprio per questo che appare incomprensibile la decisione della maggioranza. Cinque minuti in più non stravolgono lo svolgimento del consiglio Comunale. La decisione appare come un sopruso nei confronti della minoranza”.

Dopo la votazione il capogruppo di RIUNIRE CALASCIBETTA, Salvo Dello Spedale La Paglia, ha ritirato i punti chiesti dal suo gruppo, tra cui argomenti di rilievo sociale quale la questione delle Concessioni delle aree cimiteriali, la stabilizzazione dei dipendenti, la gestione della spazzatura. Immediatamente dopo, il gruppo ha abbandonato l’aula del consiglio.

A un atto così grave, – afferma Tonino Messina – firmato e votato dal vicepresidente PD, non si può restare a guardare. Non è strano che il PD di Calascibetta riscopra memorie staliniste di alcuni suoi componenti. Alcuni esponenti e consiglieri comunali dell’attuale maggioranza rinnegano ciò che fecero i loro parenti o loro stessi circa vent’anni fa approvando un regolamento abbastanza equilibrato. Cosa è cambiato rispetto ad allora?   Noi confidiamo nel giudizio delle donne e degli uomini liberi di Calascibetta. Il Movimento RIUNIRE CALASCIBETTA deciderà il da farsi in un’apposita riunione. È sicuro comunque che il Gruppo e il Movimento continueranno a denunciare le inadempienze e gli abusi di questa maggioranza. Non vogliamo pensare che la proposta abbia a che fare con la questione degli incarichi legali, denunciati dalla minoranza consiliare, incarichi assegnati al marito della vicepresidente, all’attuale nuora del vicesindaco e al papà del presidente del consiglio.”

Abbiamo chiesto allo stesso, se la decisione è frutto di un’opposizione sterile della minoranza. “Non mi risulta che le riunioni consiliari siano andate oltre l’una. Il gruppo RIUNIRE CALASCIBETTA svolge un ruolo propositivo. Da due mesi sono stati presentate dal Movimento questioni importanti: vogliamo un piano per la stabilizzazione dei precari, l’avvio della farmacia sociale, la concessione delle aree cimiteriali senza altri debiti, il trasferimento di somme adeguate alla scuola per la manutenzione e gli acquisti di competenza comunale. 

Ecco la dimostrazione che da parte della minoranza non vi è nessun ostruzionismo: nel precedente consiglio comunale, RIUNIRE CALASCIBETTA, causa dissidi nella maggioranza, ha votato due deliberazioni, la prima relativa al riconoscimento di un debito fuori bilancio, da cui potevano derivare ulteriori danni, la seconda per consentire l’avvio di un’attività lavorativa”.