La privatizzazione della sosta porterà enormi vantaggi in termini e culturali e sociali e economici. Si rigenererà il paese tutto fino a modificare l’immagine, aumenterà l’inclusione sociale e il dialogo interculturale. Si diceva già oggi “o chianu a scola” dove, per il carnevale sono stati piantati fusti di “ardichedda”. E nella dirimpettaia piazza Carella, un unicum: “disco sbilenco di tufo arenario che non trova pace”. Lo si era avvistato qualche mese addietro in piazza Margherita, poi più nulla e oggi è riapparso in forma instabile. Terrà? Boh! Qualche rozzo aveva gridato “mamma gli alieni”, ma gli arredi analoghi distribuiti “ad muzzum” nel resto dello slargo hanno rassicurato i più. Pare trattarsi dei pezzi avanzati dal salotto che fu piazza Margherita, ora di nuovo posteggio per i fruitori dei “clubs” ivi allocati. Quadrupedi erranti se ne vedono in ogni dove di piccola e grande taglia, soli o accompagnati e pure di istallazioni di ferro con plastica arancione il paese abbonda. Il loro utilizzo era sembrato a molti incomprensibile, addirittura pericoloso, ora però si è capito che tutto era finalizzato all’acquisizione di una singolarità ineguagliabile. “Quale Casale, quale Asaro!”. Di sublimi maestri perfetti il paese abbonda e quindi cultura e affini ne possiamo spacciare a iosa, in tutte l’ore del giorno e della notte. Che manca? Niente! Venite cervelli in fuga che il paese è pronto ad accogliervi.
Gabriella Grasso