Ad Agira: investimento da 25 mln, dopo 4 anni di attese azienda trevigiana scrive al ministro
Agira - 17/02/2018

Il progetto di Fassa Bortolo, oltre alla nascita di un nuovo stabilimento con una ricaduta significativa in termini occupazionali consentirebbe anche un recupero ambientale, paesaggistico e morfologico dell’area di cava. Del resto l’impresa trevigiana fin dall’inizio si è resa disponibile a delocalizzare i reperti archeologici trovati e fare delle strutture in grado di valorizzarli.
“Sono profondamente amareggiato di questa situazione, – dichiara il titolare dell’azienda omonima Paolo Fassa – è dal 2013 che aspettiamo. Noi siamo disposti a investire in questa Regione, ad assumere lavoratori ma ce lo impediscono. O meglio la burocrazia lo impedisce. Questa assurda babele di norme che trasforma l’entusiasmo e la voglia di lavorare in una odissea senza fine. La burocrazia in Italia è organizzata in modo tale che la colpa alla fine non ricade mai su nessuno. Così poi finisce che i giovani non hanno più lavoro o sono obbligati ad espatriare. Quando con i miei tecnici venimmo a presentare all’allora presidente dell’Assemblea regionale il progetto, nonostante l’appuntamento concordato ci fece aspettare quasi cinque ore prima di riceverci. Forse era un segnale delle difficoltà che poi avremmo trovato. Eppure penso che questa regione abbia sicuramente necessità di investimenti e nuovi insediamenti produttivi in grado di attrarre economia e lavoro. Forse qualcuno invece la pensa al contrario, mi appello a questo punto alle Istituzioni, al Ministero dello Sviluppo Economico e al suo Titolare, Carlo Calenda, all’associazione degli Industriali siciliani, nonché alle associazioni sindacali. Facciano qualcosa per risolvere questa situazione. L’unica che ha capito l’importanza di questa opportunità è il sindaco del comune di Agira. Ma le sue domande vengono viste con fastidio dalla Soprintendenza di Enna! Ritenevo che in una regione a statuto speciale avrei potuto lavorare in maniera più fluida e invece scopro che qui prima si chiede la VIA (Valutazione Impatto Ambientale), per la quale il nostro progetto ha avuto parere favorevole nel marzo del 2017, e poi i pareri dei vari enti ”.
Il tempo passa e l’azienda trevigiana sembra ormai intenzionata a desistere dall’insediare un nuovo stabilimento produttivo, sebbene sia pronta ad adire le vie legali. “ Se la situazione non si sblocca in tempi rapidissimi , – continua Paolo Fassa- apriremo un contenzioso con le istituzioni Lasceremo sull’isola solo gli avvocati, rinunciando all’intero progetto. Una soluzione che mi addolora perché penso da sempre che lavorare nel proprio paese è l’unico modo per far cambiare davvero le cose. Ma questo i signori della burocrazia non vogliono capirlo”.