Tribunale Catania condanna Mario Alloro (ex deputato regionale PD) per diffamazione aggravata ai danni di Cicero, ex presidente IRSAP e Venturi, ex assessore regionale

La III^ Sezione Monocratica del Tribunale Penale di Catania, Giudice dott.ssa Consuelo Corrao, ha condannato l’ex deputato regionale del PD Mario Alloro, in atto dirigente dell’IRSAP di Enna, per il reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa, per avere leso gravemente la dignità e la reputazione professionale di Alfonso Cicero (ex presidente dell’IRSAP) e di Marco Venturi (ex assessore regionale delle attività produttive), costituiti parte civile e difesi dall’avvocato Annalisa Petitto del foro di Caltanissetta.
Alloro, difeso dall’avvocato Silvano Domina del foro di Enna – come si legge nella motivazione della sentenza dell’8 febbraio scorso depositata in questi giorni – è stato condannato alla pena di euro 600,00 euro di multa, al risarcimento dei danni morali cagionati alle parti civili Cicero, pari ad euro 25.000, e Venturi, pari ad euro 25.000, nonchè al pagamento delle spese legali complessivamente pari ad euro 6.840.
Alloro, mediante dichiarazioni su un articolo pubblicato dal quotidiano “La Sicilia”, edizione di Enna, del 23 novembre 2010, offendeva la reputazione di Cicero e Venturi, affermando, contrariamente al vero, di essere stato rimosso per ritorsione dall’incarico di Direttore Generale del Consorzio ASI di Enna, in quanto aveva “dato parere sfavorevole a numerosi atti proposti da Cicero tra cui il bilancio di previsione del 2009” che – sempre a dire di Alloro – era “palesemente falso e la cui avvenuta approvazione potrebbe configurare gli estremi di un falso ideologico” e, altresì, poteva essere “frutto dell’opposizione al conferimento di incarichi nei confronti di professionisti politicamente impegnati, in un momento in cui i dipendenti dell’ASI non percepivano emolumenti da diversi mesi”.
Inoltre, Alloro, nel suddetto articolo, sempre al riguardo della revoca dall’incarico di Direttore dell’ASI di Enna, aveva dichiarato che Venturi “per riuscire in questo obiettivo aveva dovuto rimuovere e poi nominare in meno di un anno tre nuclei di valutazione, tre commissari ed un comitato di garanti illegittimo motivi della sua revoca di Direttore Generale, aggiungendo che “bastava verificare nominativi, appartenenze politiche e parentele di coloro che avevano determinato gli atti finalizzati alla revoca per avere la consapevolezza della ritorsione alla quale era stato sottoposto.”
Dalla lettura della sentenza emerge che le dichiarazioni stampa di Alloro sono “risultate gravemente lesive della dignità e della reputazione professionale di Venturi e Cicero (nella foto) tali da esorbitare i limiti di una mera critica politica, avendoli l’Alloro additati come amministratori ispirati non già a principi di trasparenza, efficienza ed imparzialità amministrativa bensì a motivi politici, interessi privati e intenti di ritorsione e vendetta personale”, accuse false come dimostrate nell’istruttoria dibattimentale.
Nel corso del processo – come si rileva dalla sentenza – Cicero ha ribadito di avere avviato nel 2010 il procedimento di revoca di Alloro dall’incarico di Direttore Generale del Consorzio ASI di Enna sulla base di contestazioni oggettive riguardanti la cattiva gestione dell’ente, giudizi confermati anche negli atti adottati dall’organo di valutazione dei dirigenti e dal commissario straordinario Nicola Tarantino, il quale ha concluso l’iter disponendo l’atto di revoca nei confronti di Alloro.
Nel corso del processo, iniziato nel 2014, è stata prodotta dalla difesa dell’imputato Alloro la testimonianza resa, in un altro procedimento, da Francesca Martinico (ex commissario straordinario del Consorzio ASI di Enna), in atto funzionario dell’assessorato regionale delle attività produttive, che – si legge nella sentenza – “dopo avere incongruamente affermato di avere avviato la contestazione ad Alloro senza avere letto gli atti, ha però ammesso di essere stata già a conoscenza della situazione dei consorzi e dei bilanci e di essersi assunta la responsabilità dei propri atti”.