Valguarnera: convegno su aree interne e prospettive, declino inarrestabile della provincia di Enna che sta morendo

Valguarnera. Si è tenuto presso il “circolo Unione” il convegno su “Aree interne, Lavoro, Abbandono, Prospettive”. Un convegno, che è servito a fare il punto sulla grave situazione che affliggono le nostre aree interne. Ma la “materia prima” che era costituita dai giovani, a cui era diretto il convegno, era quasi del tutto assente. Un problema questo, molto sentito non solo dalla collettività valguarnerese, ma da almeno tre province che vi gravitano: Enna, Caltanissetta e Agrigento che stanno mano a mano spopolandosi lasciando nel vuoto più assoluto un pezzo sostanziale di Sicilia. A Valguarnera, così come altrove, ormai l’età media, ovverossia la forza lavoro che va dai 25 ai 60 anni, non esiste più, perché è andata in cerca negli ultimi anni di migliori fortune o perché emigrata da decenni nei paesi europei o al Nord Italia. Così come sono diminuite sensibilmente le “menti eccellenti”, ragazzi che dopo la laurea si trasferiscono in ogni parte del mondo per realizzare compiutamente i loro progetti. Nelle aree interne si contano solo pensionati che sbarcano noiosamente il lunario nei circoli di paese, ragazzini in età scolare e nulla più. E’ stato sempre detto dalla classe politica e da fior di economisti che il rilancio della Sicilia debba obbligatoriamente passare da quello delle aree interne, sfruttando il turismo con le bellezze naturali presenti sui territori e soprattutto l’agricoltura.

Ma è pura fantasia perché bisogna commisurarsi con la inefficienza della pubblica amministrazione, con la criminalità organizzata, con la burocrazia, con la mancanza di infrastrutture (strade, ferrovie etc) con le difficoltà per l’accesso al credito e con la disorganizzazione più assoluta. Ritornando a Valguarnera si fa notare che qualche decennio addietro il Comune era un fiore all’occhiello in tema di imprenditorialità, infatti vantava un Polo tessile con oltre 600 dipendenti. Orbene, considerata la crisi che ha attanagliato per anni l’intero settore, bisogna pur dire però che la Politica non ha fatto nulla per salvare il salvabile, essa si è arresa ed ha consentito che fior di artigiani andassero a sbarcare il lunario altrove. Da lì è iniziato il declino vero e proprio. Oggi il Comune conta appena 7000 abitanti, tra ragazzini e pensionati e va morendo lentamente, senza alcuna prospettiva. Torniamo al convegno. Hanno preso la parola il sindaco Francesca Draià, l’on. Andrea Giarrizzo, l’on. Luisa Lantieri, Nino Santamaria, l’esperto d’impresa Gabriele Leanza, il presidente di Unimpresa Salvatore Puglisi, il coordinatore dei comitati cittadini Carlo Garofalo, il sociologo Mario Alberti. Ad aprire i lavori il presidente del circolo Salvatore Di Vita che ha parlato di abbandono, di giovani che vanno via, di un paese che va morendo lentamente, di microcredito e di bandi europei e nazionali che non vengono sfruttati. Il sindaco Francesca Draià ha detto invece che bisogna cercare di fare rete con gli altri Comuni per lenire il problema. “La provincia di Enna- ha proseguito- è particolarmente danneggiata ed il nostro Comune ha cercato di fare qualcosa con la promozione dei prodotti locali e col rientro nel Gal, che ci permetterà di partecipare a dei bandi interessanti. L’on. Andrea Giarrizzo ha affermato che per superare una situazione gravissima bisogna cercare di fare squadra al di là degli schieramenti politici, iniziando dalla scuola. Rivolgendosi poi ai giovani ha detto che bisogna intraprendere delle strade autonome per rendersi indipendenti e che le scuole debbano inculcare loro che ce la possano fare da soli con le proprie competenze e capacità. L’on. Luisa Lantieri ha accusato invece i Comuni di non essere capaci di redigere progetti esecutivi per ricevere finanziamenti. “Bisogna che questi rafforzano gli uffici tecnici per porre attenzione ai bandi nazionali ed europei. Milioni di euro- ha detto- tornano indietro perché non ci sono progetti da finanziare”. E poi: “Il territorio di Enna è abbandonato a se stesso e si sta svuotando. L’impegno nostro di legislatori, deve essere intanto quello di sbloccare la burocrazia e di rendere la macchina amministrativa più celere, poi però tocca ai Comuni ad essere efficienti.” Conclude facendo un mea culpa: “ non abbiamo saputo intercettare le esigenze dei giovani”. Nino Santamaria storico segretario del PCI ha iniziato dicendo che non si può costruire il futuro senza analizzare il passato. “Dall’agricoltura, siamo passati alle miniere e alle industrie, oggi non ci rimane nulla. Ed allora che fare? Bisogna che lo Stato defiscalizzi le nostre zone interne in modo da accogliere anziani da ogni parte d’Italia, anziché mandarli in Portogallo ed in Bulgaria. Il nostro sarebbe un habitat eccezionale ove clima e condizioni di vita si coniugano bene.” Dotta l’esposizione di Gabriele Leanza componente del Gal Rocca di Cerere. “Bisogna intanto comprendere il territorio, e studiare le metodologie di approccio per le politiche di sviluppo locale- ha iniziato- Nella nostra provincia c’è una drastica diminuzione della popolazione, il settore produttivo è in tilt, le reti di impresa sono inesistenti, basti pensare che siamo al 155° posto su base nazionale. Poi ha parlato del mercato del lavoro dove esiste una percentuale di disoccupazione che va oltre il 20%, ben più grave quella giovanile tra il 45- 50%. Scarso l’accesso al credito, con la provincia di Enna al 12° posto su base nazionale per le sofferenze bancarie. Il comparto agroalimentare presenta un dato negativo nonostante sia la nostra peculiarità. Per il Turismo, in provincia, la permanenza è di 1,5 giorni, cioè un turismo mordi e fuggi. I punti di forza per Leanza su cui bisogna puntare sono: il comparto agro-alimentare (pane, olio, zafferano, formaggio tipico) poi bisogna approcciarsi sulla governance e sulla sinergia tra pubblico e privato. Parlando del Gal (72 Enti in 17 Comuni) ha concluso dicendo, che dal 2014 ha avviato una serie di concertazione per favorire lo sviluppo locale e un turismo sostenibile e che bisogna approcciarsi ai bandi europei avendo chiaro le strategie da portare a termine”. Salvatore Puglisi ha iniziato con una provocazione: “Entro il 2050- ha detto- le popolazioni dell’entroterra spariranno. L’età media e produttiva non ci sarà più”. Poi ha puntato l’attenzione sul punto dolente, i Bandi comunitari ed i giovani. I bandi del 2014 sono usciti pochi mesi fa. Alcuni di questi sono col 75% a fondo perduto e col 25% a carico dei giovani che non possono farvi fronte. Perché non vi provvede la regione? Perché non aiuta il mondo giovanile? Perché la politica- ha arguito rammaricato- non ci ascolta. Se la Politica ci ascoltasse si potrebbe cambiare qualcosa ma non lo fa, sappiano però, che se crolla del tutto il mondo imprenditoriale è finita per tutti. Abbiamo –ha concluso- una legislazione regionale che non aiuta le piccole e medie imprese, per ripartire occorre un cambiamento culturale e nuove idee.” Pungente, come di consueto, Carlo Garofalo, che esordisce dicendo che la politica nazionale e regionale ha permesso il depauperamento delle zone interne. Dove sono andati a finire i 200 miliardi dei Patti Territoriali? E altre consistenti somme destinate alle zone interne? “Questo fiume di denaro è servito solamente- ha risposto- per arricchire ingegneri, manager e non creare lavoro. Il Sud non deve essere considerato solo consumatore ma anche produttore di beni, servizi e turismo. I nostri prodotti agricoli sono tra i migliori d’Europa, ma importiamo dal Marocco, dal Canada, dalla Spagna ed ora anche dalla Cina. Parlando infine di Enna- ha detto- che è la provincia più povera d’Europa come qualità della vita, reddito pro-capite ed insediamenti urbanistici. L’Università Kore ha il dovere di essere il centro propulsore dell’inversione di tendenza”. Per Mario Alberti, infine, per risollevare le zone interne dall’impoverimento e rilanciarle, occorre una forte scossa economica, partendo dalla defiscalizzazione del lavoro giovanile”.
Rino Caltagirone