Nella Chiesa Cattedrale di Nicosia concerto dei due giovani Ermanno Provitina e Piera Grifasi

Il regalo più bello che si possa fare alla dittatura della finanza e delle lobby è quello di una società massificata, ignorante e con uno spirito critico tendente a zero. Un popolo la cui unica preoccupazione sia se la Tizia ha fatto le corna a Caio che a sua volta aveva da tempo una tresca con Sempronia. Un popolo ignorante è un popolo facilmente addomesticabile. Ma ancor prima di addentrarci nelle teorie del complotto di chissà quale nuovo ordine mondiale, un popolo ignorante è un popolo morto. Morto perché non prova sentimenti. Non apprezza il bello e la cultura. Non apprezza le manifestazioni che elevano lo spirito e lo differenziano da tutti gli altri essere viventi della Terra. Perché, mentre le piante e gli animali, proprio perché privi di sentimento e intelligenza, possono essere addomesticati, l’uomo, invece, (teoricamente) no. E quando abbiamo l’occasione di poter assistere a qualcosa che stimola il nostro intelletto e il nostro sentimento, bisogna coglierla al volo. A Nicosia la stagione concertistica Pietro Vinci è una di quelle occasioni. È l’occasione di vivere a apprezza la “metafisica senza parole” che è la musica. Ovviamente musica buona, alta, colta, quella musica che vibra e penetra nel cuore, raggiungendo la sublimità e congiungendo il sensibile e l’intellegibile.

Ieri, 27 maggio 2018, nella Chiesa Cattedrale di Nicosia, la nuova tappa di questa stagione, che fin qui abbiamo avuto il piacere di seguire con grande entusiasmo, ci ha regalato tutto ciò che è stato detto attraverso i suoni prodotti dal grande Organo presente nella chiesa, brillantemente suonato dal Maestro Ermanno Provitina, e dall’emozionante voce della soprano Piera Grifasi. Anche le statue, le mura e perfino il soffitto ligneo se avessero avuto un’anima avrebbero sussultato dinnanzi alle emozioni che sono state regalate durante la serata. Anzi, il sussulto c’è stato! Eccome! Vibrano ancora le corde dell’anima dei molti presenti alla serata che con un prorompente applauso, e una standing ovation, hanno accolto e congedato i due maestri. Maestri che hanno dato vita a brani di autori dal ‘500 agli inizi del novecento. Una serata, usando un’espressione della metrica poetica, a “rima alternata” con brani eseguiti solo dall’Organo e brani eseguiti con organo e canto. E sempre, come ormai abbiamo avuto modo di constatare, il ventaglio di autori e sonorità offerto è molto variegato e pronto a soddisfare la sete di bello che ha ognuno di noi. Si è spaziato da Buxtehude a Haendel a Druckemmuller a Caccini a Bossi a Franck a Belier a Gounod. Si è spaziati temporalmente e spazialmente, offrendo come sempre un mix di emozioni sempre più nuove, sempre più forti e sempre più variegate. Emozioni che, seguendo l’intera stagione concertistica, sono ben difficili da far trasparire in un articolo. E forse anche in mille pagine. Perché l’intellegibile e il sentimento, quello più profondo e intimo, è inspiegabile con le parole. Sono inspiegabili le sfumature e la angolazioni di come lo spirito del sublime si elevi in ogni appuntamento di questa ricca rassegna musicale. È inspiegabile in poche righe la grande importanza che questa rassegna rappresenta per Nicosia. Bisogna vivere questi appuntamenti, questa rassegna. Vivere e vedere l’entusiasmo dei membri e responsabili dell’Accademia musicale Pietro Vinci che hanno dato vita a tutto ciò. Vivere e respirare la maestria e l’eleganza dei vari maestri che si esibisco. Vivere e respirare l’amore per la musica che ognuno di loro possiede e che cercano di trasmettere a tutti. Vedere ieri due giovani, Ermanno Provitina e Piera Grifasi, con alle spalle un curriculum che li rende veramente grandi ma che aldilà del curriculum trasmettono la loro grandezza sotto gli occhi di tutti con la loro maestria è veramente qualcosa di unico e spettacolare. Bisogna viverle. Partecipare. Sapere che bisogna essere presenti a questi appuntamenti per avere un arricchimento spirituale non indifferente. E se proprio vogliamo provare a condensare tutto questo turbinio di emozioni, forse è meglio usare una parola sola, forse scontata ma che se ben pesata ha un suo importante valore. E andremo così a definire questo concerto, come l’intera rassegna, semplicemente belli.

Alain Calò