Dalla liaison, suffragata da due foto, rispettivamente, le tre dame e il martirio di San Lorenzo da Pietro da Cortona, presso l’altar maggiore della chiesa di San Lorenzo in Miranda a Roma, rappresentano il sacro e il profano. Ed essendo “ il sacro percepito come totalmente “Altro” rispetto alla vita ordinaria e ai suoi contesti, questo ambito ordinario viene indicato con il temine profano, dal latino profanus, al di fuori, pro, del luogo consacrato, fanus”.
D’altra parte, secondo Mircea Eliade, “il sacro e il profano sono due modi d’essere nel mondo, due situazioni esistenziali assunte dall’uomo nel corso della storia”.
Ne parliamo col critico dell’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese.
Dobbiamo ammettere che a determinare l’innovazione entrasse il sentimento di un malessere sociale? “Più che dalle faccende di casa, la donna ignorante e oziosa si sente attrarre dal ballo, dalla musica e dalla vanità mondana. Un tipo di donna frivola si diffondeva perciò ovunque. A suo modo, alimentava una ribellione caratteristica contro lo spagnolismo occumbente nel costume. È il Risorgimento ad ospitare il primo segno della riscossa, con il principio della donna che educa la donna, e vestirà di nuove linee gli abiti donneschi dell’Ottocento. Il costume, ora, apparirà ben diverso e coglie le più flagranti contraddizioni morali delle donne”. Si può affermare che l’idealismo lascia il posto a un certo naturalismo vestiario?
“Si denuda la falsità della organizzazione sociale e l’abito stesso. Perciò corre il gradito obbligo di ringraziare la Fidapa aidonese, fautrice di quest’evento, che conduce ad una serissima riflessione umana: un’opera, la sua, di sollecitazione e stimolo perché cambino le tante forme di discriminazione, perché siano allargati gli spazi partecipativi. È giusto in pieno Umanesimo rinascimentale che San Lorenzo martire diviene Patrono di Aidone con Bolla di Papa Clemente VII. E da lì a breve ne vengono autorizzati i festeggiamenti”.
Anche ad Aidone come nel mondo intero ci ritroviamo oggi la falsa immagine di donna creata dall’ideologia tradizionale maschile?
“Non solo! ma anche la donna fenomenica, che riassume le caratteristiche conflittuali tra il vecchio ed il nuovo di tutte le donne della nostra epoca nel loro complesso; e la donna reale, che cerca di cogliere il segno dei tempi; e, importante, la donna escatologica, quella che realizza il passaggio dal bisogno al desiderio, che sa vivere e proporre una sessualità nuova, il recupero del corpo come mezzo di comunicazione, l’integrazione del privato con il pubblico anche attraverso i propri vestiti. Va aggiunto che gli abiti storici in mostra raccontano pure delle famiglie nobili ad Aidone, che ovviamente ne dettavano i modelli”.
Su Aidone e il suo patrono San Lorenzo?
Sono legato agli aidonesi con i quali respiro l’alloglossia del dialetto gallo-italico comparendo io nativo a Piazza Armerina. Aggiungo che c’è una virtù della gioia del tutto evidente nel sorriso aidonese che tanto, moltissimo mi assorbe. La Bibbia afferma che il regno di Dio non è fatto soltanto di giustizia e pace, ma anche di gioia, e che servire Cristo senza gioia non è del tutto gradito a Dio: Aidone è quasi una religione, una fede peculiarmente espressiva di cattolicità; il suo primo Sindaco democratico, Gianfilippo Evola, ancora oggi noto come, di innato spirito altruista e onesto, per effettuare la festa in onore del patrono San Lorenzo, durante la sua sindacatura, in mancanza di fondi, faceva raccogliere offerte a hoc tra gli aidonesi, anche in grano”.
Tuttavia se il sacro presuppone la netta distinzione da ciò che sacro non è, dal profano, “ma sarebbe un errore vedere in questo una vera contrapposizione, una distinzione statica e stabilita una volta per tutte. La distinzione sacro/profano esprime al contrario una polarità, nella quale l’un termine non potrebbe sussistere in assenza dell’altro. Il sacro conferma la sua funzione originaria, giacché il profanum non esisterebbe senza il luogo sacro del fanum, ma a sua volta quest’ultimo può esplicare appieno la sua funzione solo se mantenuta la sfera del profanum”.
Nino Costanzo