Nicosia: Corte Appello Caltanissetta assolve Francesco La Giglia dall’accusa di tentata violenza sessuale

Nicosia. La Corte di Appello di Caltanissetta, Presidente d.ssa Francesca Pulvirenti, in riforma della sentenza emessa dal GUP di Enna in data 7.10.2016, appellata dal Pubblico Ministero e dalle parti civile costituite della presunta vittima del tentativo di violenza Teresa Teramo e del marito di questa Corrado Danti, ha assolto Francesco La Giglia perché il fatto non sussiste. La difesa composta dai legali Giuseppe Mormino, Filippo Giacobbe e Calogero Monastra.
Il consigliere comunale Francesco La Giglia era stato condannato con rito abbreviato a 1 anno e 4 mesi per tentata violenza sessuale. Il procuratore di Enna Massimo Palmeri aveva disposto il giudizio a carico della presunta vittima del tentativo di violenza Teresa Teramo e del marito di questa Corrado Danti che dovevano rispondere di tentata violenza privata in concorso perché avrebbero prospettato di denunciare il giovane per la tentata violenza se si fosse candidato nelle liste del consiglio comunale, alle elezioni amministrative che si tenevano a giugno del 2015. I fatti per i quali il giovane è stato condannato in primo grado risalgono alla notte tra il 4 ed il 5 aprile del 2015, quando il giovane esce da un pub con la presunta vittima che era nel locale con il marito ed alcuni amici per discutere proprio di candidature alle lezioni amministrative. Fatti pochi passi, l’avrebbe afferrata e trascinata fino ad uno slargo poco frequentato dove avrebbe tentato un approccio sessuale. La donna si era divincolata ed era riuscita a tornare nel locale. Le voci sull’episodio erano subito circolate in città, ma la denuncia contro la Giglia era stata presentata solo 3 mesi dopo. Dal decreto di giudizio emerse che 4 giorni prima della presentazione delle liste, il marito della donna ha incontrato il padre del giovane per comunicargli che diverse persone gli avrebbero riferito che il giovane aveva deciso di candidarsi. Una conversazione che si svolge all’interno di un’auto dalla quale emerge che era stato già spiegato che per evitare la denuncia per un reato grave e infamante, Francesco La Giglia doveva rinunciare alla corsa per il consiglio comunale. Il padre del giovane sottolinea più volte di non essere a conoscenza delle decisioni del figlio, anzi avanza anche qualche dubbio sulla possibilità che il suo schieramento politico potesse formare una lista, ma il marito della vittima insiste sulla circostanza che gli accordi erano chiari e che una candidatura avrebbe determinato la querela e ad un certo punto parla anche di voti che si disperdono, aggiungendo poi che comunque la richiesta di non candidarsi era un modo per punire il giovane per il gesto commesso contro la moglie e che era stanco delle voci che circolavano in città su un episodio che ha visto la moglie come vittima e che addirittura parlano di complotti politici. La Giglia si era comunque candidato ed è stato eletto per il secondo mandato e nelle settimane successive era stata presenta la denuncia per tentata violenza sessuale.