Aidone. Per ricordare il dottor Salvatore Costanzo, medico chirurgo

Aidone. Per ricordare il dottor Salvatore Costanzo, medico chirurgo, ad un anno della sua prematura morte per un male incurabile, la Fondazione Marida Correnti, ha organizzato una commemorazione coni parenti, amici, colleghi e chi ebbe modo di apprezzarlo. In una sala gremita, soprattutto di aidonesi e di piazzesi, gli interventi, coordinati dalla prof. Concetta Oliveri, hanno evidenziato il suo insegnamento: agire e lavorare coniugando la correttezza e il rigore scientifico ad una grande umanità e capacità di ascolto e con tanto entusiasmo.
Per Salvatore Costanzo parlare con i pazienti, ascoltare e capire i pazienti, realizzare qualcosa di utile per la tutela della salute dei pazienti, specie quelli più svantaggiati, è stato un principio irrinunciabile.
Di lui si percepiva immediatamente l’enorme cultura e competenza, ma sopratutto emanava una grandissima capacità comunicativa, un’immensa umanità ed empatia.
Costanzo realmente si metteva nei panni dell’interlocutore, dava moltissimo e aveva una vera capacità di ascolto, parlare con lui era realmente uno scambio.
Tra gli interventi il sindaco Vincenzo Lacchiana che, con sentita e viva commozione, ha affermato “la mia non vuole essere una commemorazione ufficiale, non voglio ripercorrere le tappe della sua brillante carriera, né elencare le tante competenze professionali e le sue grandi doti umane; altri, più qualificati di me, lo hanno fatto mirabilmente in più occasioni”.
Nel corso della commemorazione Andrea Rissignolo, Alessandra Mirabella, Concetta Oliveri e Rosetta Muscarà hanno declamato alcune poesie, con sottofondo musicale del maestro Francesco Cultreri.
Alla mamma Pina Grasso, alla moglie Martina, ai figli Olga e Luciano, ai parenti, agli amici usiamo le parole di Henry Scott Holland: “La morte non è niente”.
“La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami ! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami il tuo sorriso è la mia pace”.

Nino Costanzo