All’Università Popolare di Leonforte lezione su pharmakos e strumento di manipolazione del reale

Leonforte. La lezione dell’Università Popolare di lunedì è iniziata con una riflessione sui fatti di violenza riguardanti il locale Camurria, in zona Granfonte. Il locale è stato devastato e il gestore picchiato da un gruppo di delinquenti leonfortesi prontamente fermati dalle forze dell’ordine. Gli universitari hanno mostrato profondo rammarico per una criminalità spicciola che agisce su chi ancora resistere in un territorio sempre più spopolato e irrimediabilmente periferico al Paese.

Si è poi proseguito con una ode alle parole: pharmakos e strumento di manipolazione del reale. La lezione tenuta dal professore Vanadia si è svolta attraverso la lettura dei suoi scritti e le riflessioni scaturite da quelli.
Aristotele diceva che la parola è direttamente speculare all’uomo che la pronuncia e serve a identificarlo, Gorgia usando la parola mutò la sorte di Elena e la Parola come Logos è nella Sacra Scrittura. Giocando con le parole dette e pensate Ignazio Vanadia ha raccontato il suo tempo nel Tempo non esiste, Le due parole da non dire, Mi son finite le parole, Inspiegabili ombrelli e Il colore della carità. Racconti legati agli anni settanta e ottanta, a personaggi folcloristici e a momenti di storia paesana come il concerto di Amedeo Minghi, che mutato nel cognome con l’aggiunta di una irriverente A, scatenò una sommossa popolare e le dimissioni di un assessore salutato dai suoi col gesto dell’ombrello. Lunedì prossimo si continuerà la piacevole divagazione semiseria di uno che pensa mentre parla e viceversa.