L’Università popolare di Leonforte fa sue le parole di Papa Francesco: “che sia un Natale buono piuttosto che un buon Natale”

Leonforte. L’Università Popolare ha continuato il percorso dei racconti del prof. Vanadia, che ha così esordito: “e di sciocchezza in sciocchezza vado avanti, facendo l’equilibrista sulla linea di confine tra la filosofia, la poesia e la barzelletta”. Raccontando dello zio Turi che non invecchia mai perché crede all’invenzione della vita o di Tano Fiorenza detto Marza; compagno che consegnò al mondo le cose di un’intera esistenza: la solitudine, la fedeltà al partito e la povertà, e di Gramsci.
Antonio Gramsci evocato dai senzadio per rivelare l’esistenza di Dio in una surreale seduta spiritica guidata dal compagno Pino Ficuzza fra un “N-C-A-C-E-R-T-U” e un siete “cinquecoglionazzi”. Storie di paese incanalate nella Storia del Paese ambivalente e sfumata nella comprensione del bene e del male. Si è anche detto delle arance della Novena. Troppe oggi solo nove ieri. Nove come i giorni della novena. Novena che a Leonforte è rinata. Si contano più di cinquanta novene e molte cantate all’antica, a cappella sgranando il Rosario in coro per fare dell’attesa un momento di avvicinamento nell’appartenenza alla fede del bambinello. In tempi di profughi e di emarginazione sociale ricordarsi la Parola che prescinde presepi e ipocrisie è necessario. L’Università popolare ha salutato l’assemblea con le parole di Papa Francesco “che sia un Natale buono piuttosto che un buon Natale” rimettendo in ordine le locuzioni e il senso del Vangelo. Le lezioni ricominceranno il 14 Gennaio e come sempre saranno aperte a tutti.