Enna. Il Segretario dello Spi Cgil Enna sulla diatriba “centro anziani”

La vicenda del centro anziani “Don Leo Vetri “ che sta occupando, da un po’ di tempo, le pagine locali, arricchendosi ogni giorno di un nuovo tassello, sta assumendo contorni che bisognerebbe in qualche modo chiarire.

E’ bene dire che chi scrive ha dei fatti una conoscenza frammentaria, episodica frutto della lettura dei vari articoli di giornali che hanno trattato il caso, oltre che del racconto dei soci e dell’attuale direttivo del centro anziani.

Questo per dire che nessun incontro ufficiale tra l’assessorato e le organizzazione sindacali di categoria si è tenuto sulla vicenda. Per meglio capire i fatti narrati sulle testate giornalistiche locali ho, quindi, accettato l’invito del Presidente del centro ad incontrare i soci e il direttivo.

Entrando al centro anziani “ Don Leo Vetri” sono stata travolta da una cordialità che ha radici in un’antica cultura dell’accoglienza ormai quasi sconosciuta ai più.

Le strette di mano si moltiplicano e diventano sempre più vigorose e cordiali man mano che ritrovo nei tratti, un po’ modificati dalle inevitabili rughe, visi conosciuti da sempre.

Mentre saluto e rispondo ai loro sorrisi, li ritrovo nella mia memoria come lavoratori ancora in attività: artigiani, minatori, commercianti, impiegati, insegnanti. Mani che stringo con affetto e gratitudine perché di uomini e donne che hanno, per tanto tempo, lavorato per la nostra comunità e che hanno contribuito alla narrazione economica e sociale di questo territorio.

Ci tengono a mostrarmi l’egregio lavoro che hanno fatto nel centro: mi mostrano i locali, sottolineano i loro interventi per renderli accoglienti; alle pareti le foto testimoniano la vitalità del centro nel promuovere iniziative. Un luogo di aggregazione in cui si respira il passato di ognuno e la grande voglia di ciascuno di continuare a scrivere un pezzo di storia. Una volontà in questo momento disturbata da quello che passa come “ il caso del centro anziani Don Leo Vetri”.  Ascolto il loro racconto, le riflessioni, l’amarezza e anche la rabbia per una vicenda che sta, in qualche modo, mettendo in discussione una tranquillità a loro dovuta.

Davanti a tanta umanità e a tanta storia individuale e collettiva, mi chiedo cosa mai si sia potuto consumare di così illegale e irreparabile in questo centro per giustificare questo braccio di ferro da parte del comune e dell’assessorato al ramo, spinto sino al taglio delle utenze.

C’è tanta agitazione tra i soci: non li tranquillizza, infatti, la rassicurazione fornita dall’assessore che il centro rimarrà aperto e che si vuole sostituire solo l’attuale direttivo. Mi raccontano che quel direttivo loro lo hanno democraticamente votato. Hanno affidato le cariche più delicate a soci che nella loro vita lavorativa vantano una specchiata competenza oltre che professionalità. Attaccare il direttivo significa attaccare il loro diritto democratico di scelta. Una libertà che non vogliono calpestata.

E’ inevitabile affrontare il problema delle linee guida e cercare di comprendere dal loro racconto quali i punti disattesi. Ne esce fuori una completa disponibilità a discuterne oltre alla certezza che la loro adesione a quelle linee è avvenuta nel  rispetto dei tempi previsti dall’amministrazione.

Lascio il centro anziani con tanti punti di domanda e qualche certezza.

Ho ritrovata in quei locali un pezzo di memoria della mia esistenza e di quella della comunità ennese.

Ho constatato tanto entusiasmo e voglia di fare. Una grande determinazione nel pretendere rispetto e considerazione. La volontà di difendere un luogo di aggregazione in cui si combatte la solitudine e in cui ognuno si sente coinvolto, utile, Vivo.

Sicuramente non siamo di fronte a un centro sociale di anarchici ed estremisti da giustificare questa guerra senza quartiere.

A quanto pare qualche problema nel passato è stato registrato ma, oggi, sembra avere importanza il presente e non il passato.

Sempre dagli organi di stampa apprendo che un gruppo di soci, fuoriusciti dal centro, hanno un’altra verità da raccontare. Parlano di arroganza dell’attuale direttivo, di falsità dette, di prove in loro possesso a dimostrazione che nel centro non tutto è trasparente e lecito, ed espressamente affermano che “li si fa business” Un gruppo di 30 soci, così leggo nell’articolo, che sposano le posizioni del sindaco e dell’assessore.

In un piccolo centro ci si conosce un po’ tutti ed è così che appuri che, sia tra i soci che difendono il centro anziani, sia tra quelli fuoriusciti, si ritrovano parenti di assessori e consiglieri.

Il dubbio che questa guerra senza quartiere abbia motivazioni diverse da quelle che ognuno racconta come verità, potrebbe anche assalire ma, con immediatezza, rimuovi il dubbio, perché sarebbe veramente inaccettabile il solo pensiero che un centro anziani possa diventare ostaggio di fazioni.

E, allora, viene naturale chiedere come mai si continua questo scontro quando si potrebbe risolvere il caso nel modo più semplice e tempestivo: chiamare attorno a un tavolo tutti gli attori e riprendere le fila di una narrazione che sta assumendo contorni paradossali. Ognuno delle parti racconta la propria verità, ognuno delle parti è custode, a quanto pare, di carteggi che sembrerebbe possano incastrare gli altri. Bene, siccome siamo davanti a un centro anziani gestito, oggi come ieri, con soldi pubblici, forse sarebbe opportuno che anche l’opinione pubblica, finalmente. avesse prontezza di questa storia nella sua interezza: vecchia e nuova gestione.

Sarebbe bene, anche, ricordare che stiamo parlando di un centro anziani e che il primo vero problema è quello di ridare tranquillità e certezze ai tanti che, ogni giorno, scelgono di trascorrere il loro tempo in questo posto di aggregazione che deve essere difeso da qualsiasi tipo di strumentalizzazione.

Il tempo è una categoria che assume significato diverso asseconda la stagione della vita ed è per questo che, noi tutti, dobbiamo a questi nostri concittadini un atteggiamento di grande responsabilità e di rispetto, a partire dal coniugare il Tempo.

E’ inaccettabile che per loro non ci sia tempo per una discussione serena. E’ inaccettabile che si carichi il loro tempo di amarezza e incertezza. E’ insopportabile che non si abbia memoria del tempo che hanno speso attivamente per la comunità ennese. Si recuperi subito il significato di Responsabilità e Rispetto. La loro storia lo pretende.

Il Segretario dello Spi Cgil Enna

Rita Magnano