Buccinasco. Enzino il siciliano, nato a Pietraperzia, dà in affitto la casa confiscata, nel milanese

Milano – Nella villetta su due piani in via Tobagi, tranquilla stradina residenziale di Buccinasco, ci viveva una coppia: staccava regolarmente un assegno da 900 euro al “proprietario”, che incassava ogni primo del mese l’importo. Ma quei soldi non poteva prenderli: la villetta era stata confiscata nel 2013 alla sua famiglia. Un cognome noto della malavita milanese degli anni Ottanta e Novanta, specialisti nel traffico di droga.

Formalmente la casa era intestata alle sorelle di Vincenzo Ippolito, detto Enzino il siciliano: nato a Pietraperzia, provincia di Enna, nel 1947. Già da ragazzino aveva iniziato la lunga carriera criminale fatta di furti e rapine, passando per il gioco d’azzardo, dadi e cavalli soprattutto, e finendo in un giro internazionale di traffico di droga. i contatti con i feroci narcos del sudamerica e con quelli spagnoli avevano reso enzino un personaggio temibile nell’ambiente della mala milanese, tanto da meritarsi il soprannome di boss.

Una montagna di cocaina a cui corrispondevano miliardi di vecchie lire per la banda, intascati e investiti in appartamenti, ville e edicole, intestate a moglie e parenti. Per riciclare i milioni della droga, lui comprava anche le schedine del Totocalcio vincenti, per incassare soldi puliti. Nel 2013, dopo una lunghissima serie di denunce e arresti, gli vengono confiscate due villette a Buccinasco, dove si era trasferito, una ad Assago e un’edicola. Ma il figlio di Enzino non si era fatto scoraggiare dal passaggio forzato di proprietà allo Stato della villetta intestata alla zia e ha continuato ad affittare la casa alla coppia che regolarmente pagava il dovuto mensile. In totale, oltre 70mila euro, se si contano anche i 20mila che chi affittava quella casa avrebbe dovuto versare come spese condominiali. È stato proprio il buco amministrativo a destare sospetti ai condomini che si sono rivolti al Comune.

«Ci siamo attivati appena ricevuta la segnalazione dai cittadini – spiega il sindaco Rino Pruiti –. Fondamentale per l’avvio delle indagini il lavoro della polizia locale guidata dal comandante Matteo Lai». Gli agenti hanno fatto tutti i controlli ed è saltato fuori che quell’appartamento doveva essere chiuso, al limite assegnato al Comune come bene confiscato e nel frattempo le spese condominiali avrebbe dovuto pagarle l’Agenzia del Demanio, proprietaria di fatto della casa dopo la confisca. È scattata la denuncia penale per chi intascava regolarmente e illecitamente i soldi di quell’affitto: mentre la coppia dovrà lasciare la villetta, le indagini sono in corso per chiarire ogni dettaglio della vicenda. «I beni confiscati sono il segnale della vittoria dello Stato – racconta il sindaco di Buccinasco, dove decine sono i beni sottratti alla ‘ndrangheta e alla criminalità e restituiti alla città per uso sociale –. Ci auguriamo che si faccia presto chiarezza su questa vicenda, noi come sempre siamo pronti a fare la nostra parte».

Francesca Grillo per il Giorno.it