Leonforte: la morte evitabile di Gabriella Gallo

Leonforte. Il 9 Aprile l’ennesima condanna è stata proferita sull’operato – colpevolmente irresponsabile – di due, dei sei medici, coinvolti nella morte di Gabriella Gallo risalente all’ 11 Marzo del 2011. Sono passati otto anni dall’inizio del processo e a breve scatteranno i termini di prescrizione. In questi otto anni testimonianze, relazioni peritali, domande, arringhe e tifoseria social, si sono alternati a ingiuriose accuse (sciacalli è stato detto ai parenti della vittima), speculazioni morbose e illazioni. Gabriella avrebbe dovuto conoscere il rischio a cui andava incontro sebbene nessuno mai l’avesse informata in merito, avrebbe dovuto attivarsi e agire per evitare la sua stessa morte e per tutelare l’immagine del dottore, paradigmaticamente inteso come l’infallibile tutore dell’altrui bene. Così non è stato, Gabriella ha avuto la sventura di incappare in un sistema deficitario e arroccato nella propria arroganza, che preferisce pensarsi contro e non a fianco. Le emozioni hanno spesso sostituito la ragione perché ai medici Gabriella aveva dato fiducia, perché alla pubblica sanità ci affidiamo vulnerabili e pieni di speranza, tutti. Questo processo ha squarciato il velo dell’indicibile: i medici possono agire irresponsabilmente e non sempre nell’interesse del malato, ma anche per nascondere il proprio agire e omettendo o mentendo offuscare la verità. Alla madre, orfana di una figlia, è rimasta una lastra cimiteriale da baciare ed ai figli un ricordo; agli altri dubbi e rabbia. Questa vicenda non può assimilare in un unico giudizio di condanna un’intera classe medica perché molti medici, in questi anni hanno ammesso la propria sconfitta e il proprio dolore per una morte evitabile, ma è proprio su quell’evitabile, tante volte pronunciato, che un grido muto si scaglia, ancora e ancora.