Valguarnera: intitolata una piazza al Carabiniere Giuseppe Barbarino

Valguarnera. Sono dovuti passare 48 anni per vedere ufficialmente intitolata una piazza al carabiniere scelto Giuseppe Barbarino, medaglia d’argento al valore militare. Solenne la cerimonia di intitolazione, avvenuta questa mattina alle ore 10 davanti ad un nutrito gruppo di persone. A fare da corollario un picchetto d’onore dell’Arma. Barbarino, venne barbaramente ucciso il 25 gennaio 1971, a soli 37 anni, assieme ad altri due militari. L’eccidio, in un conflitto a fuoco, sul treno Torino- Genova nei pressi della stazione di Novi Ligure, mentre stavano traducendo in carcere otto detenuti. Quel giorno, nonostante sia passato quasi mezzo secolo, rimane ancora indelebile nella mente di tanti valguarneresi. Oggi, tributate le giuste onorificenze. Presenti per l’occasione le massime autorità civili, militari, politiche, religiose. Per la famiglia erano presenti la figlia Margherita, venuta da Alessandria, che al momento dell’eccidio aveva solo 6 anni, il fratello Paolo e i nipoti. A fare gli onori di casa il sindaco Francesca Draià e la sua Giunta. In rappresentanza del Governo il Prefetto di Enna Giuseppina Scaduto. Presente pure l’on. Andrea Giarrizzo.

Per l’Arma dei Carabinieri presenti il Generale di Divisione Giovanni Cataldo, comandante della legione carabinieri di Sicilia; il colonnello Lombardi del Comando Provinciale di Enna; il Maggiore Vincenzo Bulla, comandante della Compagnia di Piazza Armerina, il luogotenente Nicolo Lomoro comandante della Stazione del luogo. Di supporto una rappresentanza dell’associazione nazionale carabinieri di Enna. Ad impreziosire la cerimonia Don Rosario Scibillia, cappellano militare della legione carabinieri di Sicilia e Don Antonio Rivoli vicario della Diocesi di Piazza Armerina. L’eco di quella agghiacciante tragedia che sconvolse intere famiglie non si è ancora spenta nella coscienza civile dei valguarneresi. La notizia si sparse nel piccolo paese come un fulmine a ciel sereno, gettando nel dolore più profondo la famiglia e quanti lo conoscevano. Il carabiniere Giuseppe Barbarino di Valguarnera, il capo scorta Candido Leo e il collega Clemente Villani Conte di Reggio Calabria, caddero in un conflitto a fuoco nell’adempimento del proprio dovere. Barbarino 37 anni, fulminato da una pallottola in fronte, lasciò la moglie Lucia e due figli in tenera età Margherita di 6 anni e Luca di 5; Candido Leo crivellato di colpi e Clemente Villani Conte, raggiunto da un proiettile al cuore, lasciarono la moglie e due figli ciascuno. Qualche anno dopo fu loro conferita una medaglia d’argento al valor militare; la moglie di Barbarino, la signora Lucia, venne nominata madrina della bandiera dell’Arma dei carabinieri del Piemonte. I tre militari quella fredda mattinata di gennaio, stavano traducendo otto detenuti dalle “Nuove” di Torino in alcune carceri del Piemonte e della Liguria, la tragedia nei pressi della stazione di Novi Ligure vicino Alessandria. Un viaggio apparentemente tranquillo all’interno del vagone cellulare, come tanti nella loro intensa carriera. Ma un folle progetto di evasione di due detenuti Paolo Brollo e Luigi Calciago, che approfittarono di un attimo di disattenzione di alcuni militari addetti al controllo, armò loro la mano, causando nel giro di pochi minuti una vera e propria carneficina. Oltre ai tre militari rimasero feriti a morte nel corso del conflitto a fuoco, pure i due detenuti. I giornali dell’epoca titolarono a tutta pagina quella che fu considerata una vera e propria carneficina. A Torino dove si svolsero i funerali parteciparono 25 mila persone, presenti le più alte cariche dello Stato, l’allora ministro dell’Interno Restivo, della Giustizia Reale, il capo di Stato maggiore della difesa generale Marchesi e il capo della polizia Vicari.

Rino Caltagirone