Leonforte. Cronache dal Ferro/Branciforti/Capra (1)

Si spostano letti e malati al nosocomio leonfortese. Si spostano per accorpare due reparti agonizzanti: chirurgia e medicina. Di due se ne fa uno e si galleggia ancora un poco. Accade il 6 di giugno, stringersi e “ammuttare” è l’ordine. E con medicine portate da casa, perché l’azienda non può garantire il meglio, ma appena l’essenziale e con strumenti di modernariato “arripizzati” alla bell’e meglio si combatte contro la sofferenza. Gli operatori fanno e rischiano perché lavorare in condizioni di precarietà cronica è un rischio, eppure fanno. I parenti dei degenti aiutano e tutti insieme ci si domanda: “ma perché?” Perchè il Sud paga sostanzialmente le stesse tasse (1.799 euro) e i pazienti devono andare al Nord (1.961 euro ) per curarsi? Perché la sanità pubblica al Sud è malata e mal distribuita così i malati scappano al Nord impattando sui bilanci delle regioni meridionali tanto da dover aumentare le aliquote. Da 17 anni la sanità pubblica è regolata da un sistema federale così che attraverso l’Irpef, l’Irap e anche il bollo auto ogni regione copre le spese sanitarie dei propri cittadini, ma al Sud le tasse servono a garantire il meglio per il Nord. E se al Nord le aspettative di vita per qualità e supporto sanitario sono equiparabili alla Svizzera al Sud sono paragonabili al terzo mondo. I malati oncologici, se possono, emigrano e la Lombardia ad esempio può spendere 1.877 euro per una sanità d’eccellenza a cui, suo malgrado, contribuisce il Sud. I piccoli ospedali nelle nostre zone stanno morendo lentamente perché altrimenti non può essere e perché agire in diverso modo sarebbe impopolare così alla penuria di strutture si aggiunge l’inefficienza di mezzi e la carenza di personale; i cittadini di Sicilia, Calabria e Campania lo sanno perdono fiducia nell’assistenza locale e vanno altrove a curarsi, in un loop perverso.

Gabriella Grasso