“Sapere – dichiara Maria Giusi -che nel nostro territorio potrà esserci un centro dove le donne disagiate possano riprendere in mano la propria vita e aiutarle guidandole a viverla insieme alle persone che hanno un vero e sincero interesse per il loro bene (e dei figli) mi riempie di gioia”. I lavori preparatori vi hanno impegnato molto?
“Moltissimo, grazie alla presenza dell’università di Catania, rappresentati dal professore Licciardello e la Professoressa De Caroli abbiamo potuto approfondire aspetti delle dinamiche sociali e relazionali che si potrebbero presentare nel corso del nostro lavoro e a contatto con le ospiti e il territorio che le accoglie. La mia equipe è costituita da solo donne. Le ospiti, data la loro esperienza di vita, potrebbero riversare nell’altro sesso paure e incertezze, generando in loro flashback o agitazioni; ecco il perché la scelta di fare una squadra tutta al femminile.
Le operatrici che collaborano con me sono molto diverse tra loro, sia in formazione che personalità e cultura ma una cosa li accomuna tutte: il senso comunitario e la disponibilità a “dare una mano”.
In genere noi del sud cresciamo con una cultura maschilista e fin dall’infanzia ci educano a sottostare al maschio, questo non aiuta le nostre ospiti.
Il nostro motto è la persona e i suoi diritti.
Munite di trapano, metro, pennelli, tintura, scala e quanto di più si possa immaginare quando si pensa all’arredamento di una casa, ci siamo divertite a sperimentare il nostro lato “maschile.
Principalmente l’essere a contatto con la natura rigenera la mente, la fatica fisica abbassa il cortisone che viene generato dallo stress. La nostra missione è coniugare il lavoro con e sulla terra all’appropriarsi del proprio ruolo di lavoratore e donna autonoma. Ancora, saper lavorare un orto, una vigna, ti fa anche riscoprire che avendo un fazzoletto di terra si può essere autosufficienti anche nei momenti di difficoltà economica. Le donne hanno una propria autonomia economica e li fa sentire liberi. Mi conforta vedere sorridere le donne e i loro figli”.