«Abbiamo avviato un lungo percorso che si snoda dal lago di Ancipa fino al Parco dei Nebrodi, in provincia di Messina – spiegano Giovanni Ruberto e Angelo Impellizzeri, responsabili dell’Azienda Speciale Silvo-Pastorale – lì dove gli affari erano in mano alle stesse famiglie di sempre, che affittavano i terreni a 15 euro ad ettaro e poi incassavano fino a 400 euro con i finanziamenti europei senza produrre nulla (aziende dei clan oggi colpite da interdittiva grazie all’azione di denuncia del sindaco Venezia), nascerà un allevamento di razze autoctone in via di estinzione che a regime darà lavoro a 60 giovani. L’antimafia vera in Sicilia riparte da un bosco incontaminato. E soprattutto trascina nel vortice della legalità le nuove generazioni, pronte a scappare con la valigia di cartone verso altre destinazioni». E invece il futuro è tutto qui, tra imprenditori agricoli con le mani sporche di terra ma con la fedina penale pulita; tra razze autoctone che rompono il silenzio dell’omertà; in un ecosistema che produrrà latte, trasformerà materiale legnoso ricavato dalla pulizia del bosco, organizzerà escursioni, pet therapy, laboratori didattici, e vedrà – con la ristrutturazione della caserma Sambuchello e grazie a un finanziamento regionale di 2,5 milioni di euro – la realizzazione di un “Geo Resort” per la fruizione turistica della più grande area protetta della Sicilia.
«La #gentelaboriusa ha risposto all’appello – spiega Assia La Rosa di Laboriusa.it – oltre alla raccolta fondi, c’è un’azione di sensibilizzazione che parte dal web e si viralizza tra le coscienze, che vale molto più di 20mila euro. Vale un giro sui Nebrodi per conoscere chi, senza paura, ha seminato la voglia di riscatto».