Sono 25 i Comuni siciliani che hanno dichiarato il dissesto finanziario il 19 dicembre dello scorso anno. A questi se ne aggiungono altri 34 in condizione di pre-dissesto (dichiarato sempre il 19 dicembre dello scorso anno). Questi sono i risultati dei tagli effettuati ai danni dei Comuni siciliani dallo Stato e dalla Regione. Va detto, infatti, che – a parte di debiti fuori bilancio (che sono comunque un’anomalia alla quale si dovrebbe mettere la parola fine, perché nascondono, spesso, operazioni clientelari) – il fallimento sostanziale di questi 59 Comuni siciliani non è dovuto a spese ‘allegre’, ma all’impossibilità di andare avanti per mancanza di soldi.
L’elenco dei Comuni siciliani in dissesto:
Acate, Aci Sant’Antonio, Augusta, Bagheria, Barrafranca, Brolo, Carini, Casteldaccia, Casteltermini, Cefalù, Cerda, Favara, Ispica, Lentini, Mazzarà Sant’AnDrea, Milazzo, Mirabella Imbaccari, Mussomeli, Palagonia, Porto Empedocle, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, caletta Zanclea, Scordia, Tortorici.
L’elenco dei Comuni siciliani in pre-dissesto:
Adrano, Avola, Belmonte Mezzagno, Borgetto, Caccamo, Campobello di Licata, Ficarra, Galati Mamertino, Giardini Naxos, Giarre, Itala, Leonforte, Linguaglossa, Mazzarrone, Messina, Modica, Monreale, Monterosso Almo, Motta Camastra, Pachino, Racalmuto, Randazzo, Riposto, San Cataldo, Sant’Alessio Siculo
Scicli, Taormina, Terme Vigliatore, Tremestieri Etneo, Ustica, Villafranca Tirrena.
A pagare, alla fine, sono gli ignari cittadini con un aumento delle tasse e delle imposte locali. E le imprese che forniscono beni e servizi ai Comuni.