Comune Barrafranca: Sindaco Accardi scrive a Presidente Consiglio e Ministro Interno, anche a nome di altri comuni in dissesto

Fabio Accardi che amministra il comune di Barrafranca, e che dal suo insediamento nel 2016 combatte contro il dissesto, che ha trovato, ha preso la decisione di scrivere al Presidente della Repubblica, Segio Mattarella. “Il decreto salva Catania aiuta le città metropolitane di Catania, Messina, Roma e Torino – spiega Accardi – ma si dimentica che ci sono più di trenta Comuni siciliani che vivono una perenne agonia”. Anche i piccoli comuni che sono sul baratro del dissesto hanno diritto ad un aiuto, lo rivendica il sindaco Fabio Accardi, che ora nella qualità di portavoce dei Sindaci dei Comuni siciliani in dissesto finanziario ha scritto pure al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giuseppe Conte ed al Ministro dell’Interno On. Matteo Salvini.

Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, Onorevole Ministro dell’Interno Matteo Salvini,
A scriverVI sono i Sindaci di circa trenta Comuni piccoli e medi in dissesto della Sicilia (dei quali mi faccio portavoce) che nel loro insieme rappresentano una popolazione pari a quella di una grande città metropolitana. Abbiamo seguito con interesse l’iter parlamentare che ha portato all’approvazione del Decreto crescita ed in particolar modo gli emendamenti riguardanti gli aiuti finanziari a Catania e Messina, Città metropolitane in dissesto e gli articoli che salvano Roma e Torino. Sono provvedimenti salvifici che in questi grandi Comuni contribuiranno a garantire la continuità dei servizi ai cittadini in particolar modo i servizi alle fasce deboli e, ciò non di meno, lo stipendio ai loro dipendenti, evitando così il rischio di disordini sociali ma soprattutto consentiranno di avviare percorsi virtuosi che potranno determinare una crescita generale del Paese e influire positivamente alla tenuta sociale e al miglioramento del rapporto amministratore/amministrato. Però, se da un lato si è apprezzata questa sensibilità verso le problematiche delle grandi città in dissesto, dall’altro non abbiamo registrato provvedimenti e misure in favore dei piccoli e medi Enti siciliani che oggi sono circa una trentina nella stessa situazione e il cui numero è destinato a salire. Ma ancor di più perché essi rappresentano il tessuto socio economico e culturale della nostra terra. Ogni Comune da Noi amministrato è spesso, nel territorio, l’unico ente pubblico che eroga servizi, in quanto non sono presenti altre amministrazioni, a differenze delle grandi città metropolitane che ospitano tutte le altre amministrazioni dello Stato: Prefettura, Questura, Procura della Repubblica, Ospedali, Centrali dei Vigili del Fuoco, Scuole Secondarie di Secondo grado, Università, ecc… Noi siamo, nella maggior parte dei casi, l’unica agenzia di prossimità dello Stato e diamo risposte ai cittadini in termini di servizi sociali, pubblica sicurezza, sanità, istruzione e altro. A seguito delle dichiarazioni di dissesto, amministriamo i Nostri Comuni con senso delle Istituzioni e spirito di servizio , con notevoli difficoltà legate soprattutto alla ridotta liquidità delle nostre casse e all’indebitamento del nostro Ente. Abbiamo dovuto chiedere enormi sacrifici ai Nostri Concittadini sia in termini di riduzione di servizi, ridotti all’essenziale specialmente per le fasce deboli, sia in termini di aumento del peso fiscale locale, come richiesto dal Ministero dell’Interno. Abbiamo dovuto intraprendere misure di lacrime e sangue e, tutto ciò, nel momento storico meno opportuno perché le povertà aumentano e le Nostre comunità si spopolano a ritmi vertiginosi per l’assenza di lavoro. Abbiamo sacrificato i Nostri dipendenti ( molti Comuni in dissesto non riescono a pagare gli stipendi per parecchi mesi) abbiamo ridotto la spesa del personale autorizzando alla mobilità depauperando così il capitale umano e professionale dei nostri Enti e, infine, non sappiamo che fine faranno i dipendenti a tempo determinato (precari ma solo
formalmente perché oramai in servizio da più di 20 anni) ai quali, se non si dovesse intervenire, non rimarrà che il licenziamento perché non potremo rinnovare a fine anno il loro contratto. Queste sono alcune delle preoccupazioni e dei pesi che portiamo nell’amministrare Comuni dichiaratamente falliti e che ci spingono a rivolgerci a Voi, perché se apprezziamo gli sforzi del Governo e del Parlamento nel salvare le Città metropolitane in dissesto temo d’altro canto che, non prevedendosi misure di aiuto finanziario per i Comuni piccoli e medi in dissesto, non solo verrà discriminata una parte importante del Paese ma ancor di più migliaia di cittadini non potranno godere degli stessi diritti e degli stessi servizi di altri e condanneremo i nostri Enti ad un’ agonia perenne con conseguenze irreversibili e nefaste per le nostre Comunità.
Noi Sindaci dei Comuni medio – piccoli in dissesto chiediamo pertanto di valutare alcune misure e provvedimenti che potrebbero dare risposte concrete ed immediate alle nostre Comunità, quali:

• Un ristoro finanziario per dare una immediata liquidità alle casse dei nostri Comuni e rispondere efficacemente alle emergenze che dovessero presentarsi; • Una deroga ai vincoli di finanza pubblica che ci obbligano ad accantonare somme che spesso non abbiamo; • Misure efficaci per la riscossione dei tributi locali, (esempio TARI sulla bolletta Enel); • Misure in favore dei dipendenti comunali a tempo determinato (precari), i quali, se non si dovesse trovare soluzioni per superare la legge Madia, verranno inesorabilmente licenziati perché non potremo rinnovare il loro contratto nel 2020.

Queste poche proposte sono solo alcune delle misure utili al risanamento dei Nostri Enti. A tal fine, chiediamo, un incontro con le SS.VV. per potere valutare assieme i provvedimenti necessari che, accanto alle già statuite misure di contenimento della spesa e razionalizzazione dei servizi in atto nei nostri Enti, possano generare quei processi virtuosi auspicati che porteranno in salute i Comuni che amministriamo e, essenzialmente, ristabiliranno parità di trattamento tra gli Enti intermedi ed in modo particolare tra cittadini, così come previsto dai principi costituzionali.

In attesa di un Vostro riscontro, l’occasione Ci è gradita per porgere cordiali e ossequiosi saluti.

Il Sindaco di Barrafranca Fabio Arnaldo Ettore
Il Sindaco di Acate Giovanni Di Natale
Il Sindaco di Aci Sant’Antonio Santo Caruso
Il Sindaco di Acquedolci Alvaro Riolo
Il Sindaco di Agusta Cettina Di Pietro
Il Sindaco di Bagheria Filippo Tripoli
Il Sindaco di Bolognetta Gaetano Grassadonia
Il Sindaco di Brolo Giuseppe Laccoto
Il Sindaco di Carini Giuseppe Monteleone
Il Sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto
Il Sindaco di Casteltermini Alfonso Sapia
Il Sindaco di Cefalù Rosario La Punzina
Il Sindaco di Cerda Salvatore Geraci
Il Sindaco di Favara Anna Alba
Il Sindaco di Ispica Lucio Muraglie
Il Sindaco di Mazzarà sant’Andrea Prof. Carmelo Pietrafitta
Il Sindaco di Milazzo Giovanni Formica
Il Sindaco di Militello Salvatore Ricotta
Il Sindaco di Mirabella Imbaccari Giovanni Ferro
Il Sindaco di Mussomeli Giuseppe Sebastiano Catania
Il Sindaco di Palagonia Valerio Marletta
Il Sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina
Il Sindaco di Santa Maria di Licodia Salvatore Carmelo Mastroianni
Il Sindaco di Santa Venerina Salvatore Greco
Il Sindaco di Scordia Francesco Barchitta
Il Sindaco di Scaletta Zanclea Gianfranco Moschella
Il Sindaco di Sommatino Elisa Carbone
Il Sindaco di Tortorici Carmelo Rizzo Nervo
Il Sindaco di Cassaro Mirella Garro
Il Sindaco di Lentini Saverio Bosco