Fontane e acquedotti nell’antica Leonforte

Il professore Giuseppe Nigrelli ha pubblicato per Euno Edizioni uno scritto dal carattere storico riguardante le fontane e gli acquedotti fra l’800 e il 900. “Una storia civica della Leonforte del tardo ‘800 e gli inizi del ‘900 cui è strettamente connesso il problema dell’acqua. Al di là della problematica storica tracciata, l’opera nel suo insieme suggerisce una ineluttabile riflessione sul valore, sull’uso e sulla difesa del prezioso liquido quale bene inalienabile della comunità”.
“Il rifornimento d’acqua necessario a sopperire ai vari bisogni delle famiglie, degli uffici, delle botteghe artigianali non che delle varie attività della vita economica e sociale dell’intera città, doveva risultare oltremodo oneroso richiedendo notevole dispendio di energie e di mezzi, sicché dobbiamo immaginarci un continuo via vai per le strade cittadine di uomini, donne e bambini, tutti intenti a trasportare caputi di ogni genere dalle fontane alle abitazioni e viceversa.
Si era allora agli antipodi dell’era della plastica, che con i suoi contenitori comodi, leggeri, indistruttibili, seppure invadenti (e tanto problematici dal punto di vista ecologico) avrebbe cambiato radicalmente abitudini e modi di vivere della società. Si era allora in quella che, rispetto ai nostri giorni, era ancora l’età del ferro, nella quale comunque i recipienti domestici non erano di metallo, salvo qualche secchio di zinco o pentola di rame o di alluminio, ma quasi esclusivamente di coccio. Al posto degli attuali secchi, vaschette, bidoni e bidoncini, contenitori usa e getta di ogni genere, tutti quanti pratici e infrangibili, era in uso un nutrito corredo di vasi, bacinelle, lemmi, bummuli, mustiche, quartare, vaciluna ecc., tutti esclusivamente di terracotta e quindi fragili, pesanti e ingombranti. […]
Dove andavano ad attingere acqua i Leonfortesi sino ai primi decenni del secolo XX, prima cioè che la città si dotasse del suo acquedotto? Esistevano in verità nei quartieri alti del paese, fin dal Settecento, alcune fontane che comunque dovevano fornire solo una modesta quantità di liquido che non poteva lontanamente soddisfare i bisogni di una popolazione che era in continua crescita, sicché questa continuava a rifornirsi prevalentemente alle storiche sorgenti dell’antico quartiere. Le fontane della Favarotta, della Morte e di altre minuscole sorgenti di cui abbondava il nostro territorio e, ovviamente in prevalenza, la Granfonte, erano assediate ogni giorno da una gran quantità di persone oltre che di animali di ogni genere. […] Giornalmente, dalla via Sottarco e dalla Cuticchiata una caterva di uomini e animali si riversava nella Granfonte o nella fontana della Favarotta, entrambe raggiungibili con le cavalcature”.
(Giuseppe Nigrelli – Fontane e acquedotti nella storia civica di Leonforte tra ‘800 e ‘900)

Gabriella Grasso