A Troina un esempio di archeologia pubblica che mette in contatto la comunità contemporanea con il suo passato

Troina. Nel tardo pomeriggio di giovedì abbiamo assistito ad una manifestazione di archeologia pubblica nell’area archeologica della Catena, a valle del quartiere Corso. Ad animare quest’iniziativa c’era il gruppo di una trentina di giovani archeologi guidato dalla prof. Caterina Ingoglia, docente di Metodologia di ricerca archeologica del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina.

Da tre anni, ogni estate nel mese di luglio, studenti di archeologia dell’Università peloritana e di altre Università italiane ed altri paesi europei vengono a Troina per riprendere e continuare la campagna di scavi nella stessa area che è stata oggetto di studio di un altro archeologo dell’Università di Messina, Giacomo Scibona. Con le più recenti campagne di scavi si cerca di capire che assetto urbanistico aveva Troina nel periodo classico, cioè tra il V e III sec. a.C. Giovedì pomeriggio i giovani archeologi hanno guidato gruppi di troinesi nell’area degli scavi, estesa circa 700 metri quadrati, spiegandolo loro i resti di costruzioni che hanno riportato alla luce. In una delle sale dell’ex edificio scolastico Corso, a pochi metri dall’area di scavo, che fa da base operativa, i giovani archeologi hanno disposto sopra un grande tavolo i reperti che hanno rinvenuto per farli vedere ai visitatori. C’erano reperti di diverse epoche, anche di quelle precedenti e successive al periodo ellenistico-romano. Abbiamo detto che si è trattato di una manifestazione di “archeologia pubblica”. Ma che cosa s’intende per archeologia pubblica? Ce l’hanno spiegato Caterina Ingoglia e il suo più stretto collaboratore Lorenzo Zurla: “Sono le interazioni e i rapporti che l’archeologia deve avere con la contemporaneità per mettere in contatto con il loro passato le persone che vivono oggi”.

Si tratta di una vera e propria operazione culturale, che non rimane nell’ambito accademico ma che si estende all’intera comunità del luogo in cui si svolge la campagna di scavi. Aggiungono i due archeologi che quest’operazione contribuisce ad aiutare una comunità a riscoprire le proprie radici e rinsaldarne il legame. Non è una cosa da poco per una comunità, come quella troinese, alla ricerca di un modello di sviluppo che guarda al futuro mettendo a profitto il patrimonio culturale che la sua storia millenaria le ha consegnato.

Silvano Privitera