La ragazza si definisce “poeta e viaggiatrice”. Per il termine “poeta”, precisa, la parola è “declinata al maschile per via di una precisa rivendicazione lessicale di genere ; seguendo l’esempio di Anna Achmatova, ritengo che il suffisso “essa”, legato alla parola poeta, sia stato ingiustamente usato come diminutivo per secoli, discriminando e relegando la letteratura fatta da donne a una nicchia. Ecco il perché di questa scelta linguistica”. Ovviamente già questa precisazione, che finalmente in maniera intelligente e colta si allontana da quelle stupide frivolezze di boldriniana memoria, fa capire il temperamento forte di questa ragazza. Ma aldilà di qualunque speculazione sintattico-filosofica, addentriamoci nel curriculum: scrive come redattrice per la Federazione Nazionale Arte di Strada, su Buona Strada.net, e attualmente studia all’Alma Mater Studiorum di Bologna. Ha passato gli ultimi anni vivendo fra Toscana, Emilia Romagna e Spagna. E come i trovatori francesi, lavora da anni con la poesia scritta e visuale: è possibile trovarla nelle piazze e nelle strade delle principali città italiane con il progetto “Poesia Nomade Malastrana”, che coinvolge il pubblico nella creazione di poesie spontanee con tecniche dadaiste e situazioniste, unendo l’arte di strada alla poesia.
Nel maggio 2019 le sue poesie sono state esposte al Fabra I Coats di Barcellona, in occasione del Festival di poesia visuale Nudo.
Successivamente ha pubblicato su riviste della penisola iberica come Agua, revista de poesia liquìda e sul settimo numero di Guacamayo, entrambe di Madrid.
Vanta pubblicazioni oltreoceano, su riviste sudamericane come Revista Innombrable ( Colombia), Patibulo (Guadalajara,Messico) e Apera ( anch’essa messicana).
Scrive in italiano e spagnolo, sua lingua d’adozione a seguito di lunghi soggiorni nel sud della Spagna, fra Granda e Siviglia.
Un esempio, quindi, innanzitutto di uno spirito libero che ha fatto dell’arte uno stile di vita e spicca il volo librandosi nell’iperuranio dell’idee e del bello. Ma non solo: una ragazza che è ambasciatrice di Cultura, spingendo gli altri a vivere e assaporare dell’arte e della potenza vivificatrice e liberatrice del verso. Senza inutili giri di parole o inutili retoricismi, siamo di fronte a un miracolo contemporaneo, uno spirito che a testa alta fronteggia il freddo presente amorfo e lo illumina con il sentimento umano, unica vera nostra arma per non morire nel nichilismo di questa società. Abbiamo bisogno di emozioni, di afferrare una penna e scrivere. Di librarci e di esprimere noi stessi. Abbiamo bisogno di questi esempi. Di questi ragazzi, trovatori, cantastorie, spiriti magni come direbbe l’Alighieri, che come una bella malattia contagiano tutti con il loro entusiasmo e ci salvano da un futuro arido nell’animo.
Alain Calò