Piazza Armerina: la sicurezza insicura….

Piazza Armerina. Le regole in merito alla sicurezza sul lavoro e gli obblighi per lavoratori e aziende sono disciplinate dal Testo Unico, ovvero il Decreto Legislativo 81/2008. La legge ha avuto come obiettivo quello di stabilire regole, procedure e misure preventive da adottare per rendere più sicuri i luoghi di lavoro, quali essi siano. L’obiettivo è quello di evitare o comunque ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori a rischi legati all’attività lavorativa per evitare infortuni o incidenti o, peggio, contrarre una malattia professionale. Tutte le procedure e le misure da adottare al fine di garantire la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro sono state oggetto di una costante evoluzione, ma a quanto pare né l’evoluzione e tanto meno il Decreto è a conoscenza del primo cittadino del Comune di Piazza Armerina. Chi si trova a dover visitare l’ufficio protocollo del comune, dovrà fare i conti con “il trova le differenze del prima e del dopo”; prima, la location, era luminosa, capiente, salubre, suddivisa in due zone, la prima, di accettazione del pubblico, la seconda, di stesura del lavoro propriamente detto dell’ufficio protocollo. La sede che, riusciva a servire ben quattro dipendenti, ognuno con la propria funzione e postazione di lavoro (scrivania, computer e quant’altro), riusciva a “garantire” le norme di sicurezza necessarie per un ufficio con ricevimento al pubblico. La nuova sede, di fronte alla precedente, non riesce a garantire nessuna norma di sicurezza oltre che di salubrità dei luoghi. I luoghi si presentano: con poca luce naturale; un ingresso con una porta in vetro pericolante e pericolosa; spazi stretti ed angusti che non hanno permesso la collocazione di tutte le postazioni lavorative oltre che, adiacente con un ufficio ceduto in comodato d’uso, non garantendo la privacy dell’utente, non rispettata peraltro neanche all’interno della location, in quanto questa non suddivisa dal ricevimento al pubblico all’ufficio vero e proprio; assenza di linea telefonica esterna, (nessuno dei cittadini può comunicare con l’ufficio protocollo, tranne che non si rechi sul posto di persona), per tale motivo l’ufficio è sfornito anche di fax, indispensabile per un pubblico ufficio. Ciò che lascia perplessi è lo stato dei luoghi, dal solaio caduta di calcinaci (vedi foto); presenza di muffa con emanazione di olezzo che, rende il setting lavorativo alquanto piacevole; il pavimento, presenta una crepatura (vedi foto) di notevole entità, tale da preoccupare quotidianamente i dipendenti e cosa alquanto importante, è che si sta parlando di un ufficio che durante tutto l’arco dell’anno riceve ben più di ventimila utenti. Tutto ciò, è reso ancora più assurdo, non solo dalla giustificazione da parte dell’amministrazione, “dobbiamo risparmiare”, (su cosa ancora avremmo da saperlo), ed ancora più assurda è, la scelta di assegnare la location alle attività sociali per sporadiche, se non ancora più rare, riunioni dei funzionari del settore, non tralasciando la parte della sede che, sarebbe stata assegnata al collegio dei revisori, il quale peraltro, ha preferito non spostarsi da quella da sempre a loro assegnata e perciò mai utilizzata.
Ma chi avrebbe dovuto fare i controlli sul rispetto della normativa sulla sicurezza e lo stato di salubrità dei luoghi prima di palesare tale intraprendenza organizzativa dei luoghi di lavoro? Chi è stato nominato e dovrebbe vigilare? Cosa dovrebbe risparmiare, a livello economico e con cotale scelta, l’amministrazione? Un amministratore con delega ai vigili urbani che, dovrebbe essere il garante della salute e della sicurezza, subito dopo al sindaco, ha preferito risparmiare sulla salute e la sicurezza dei dipendenti prima e dei cittadini dopo, esponendoli ad un pericolo quotidiano e costante. Questa sede, necessita di sopralluogo urgente da parte degli organi competenti, onde verificarne e certificarne la sicurezza statica in primis e di tutte le norme che devono essere necessariamente garantite sul posto di lavoro, contestualmente. Garante e responsabile di tutto ciò è il sindaco, il quale, o di persona o per interposta persona, considerate le deleghe ai suoi amministratori, deve farsi carico di una soluzione alternativa o un passo indietro sulla scelta messa in atto, peraltro, senza mai aver reso partecipi di tale soluzione gli impiegati che, dall’oggi al domani si sono ritrovati a convivere con tale soluzione coatta.

Anna Zagara