Leonforte. All’Università Popolare: Corona virus, ma diversamente declinato

Leonforte. All’Università Popolare il tema è quello: Corona virus, ma diversamente declinato.
L’attuale epidemia potenzialmente pandemica, così l’OMS, fa paura e a nulla vale ripetere di ragionare perché la paura è irrazionale e a nulla vale ridere della paura altrui perché irridere l’irrazionalità è solo un vacuo esercizio di cialtronesca sbruffoneria, dato che la questione epidemiologica, sociale e economica è certamente da non sottovalutare. L’Italia è vissuta dal resto del mondo come un Paese di appestati e i timori sono innanzitutto dei mercati. A Leonforte le prossime festività, assembramenti promiscui per antonomasia, cosa subiranno? Ci saranno restrizioni che graveranno sulle già scarse entrate? Saranno necessarie? Ci adegueremo alle regioni del Nord, consapevoli delle differenze di ripresa? Domande che non possono essere taciute e che all’Università Popolare sono state discusse con l’abituale excursus storico. Le epidemie sono state veri e proprio flagelli dell’umanità, la peste si diffuse più volte nel corso dei secoli in varie zone del mondo, mietendo un numero impressionante di vittime tra le popolazioni colpite.
Le fonti antiche, documentarie ma anche letterarie, descrivono con precisione e sgomento il verificarsi di queste epidemie, con tutto il loro carico di morte, paura e disagio.
Dall’alto Medioevo fino all’inizio del ‘700 scoppiarono diverse epidemie di peste che hanno avuto voce in Boccaccio e Manzoni, ma già tra il 541 e il 544 d.C. nei territori dell’Impero bizantino, scoppiò la peste Giustiniana e tra il 1334 e il 1346 fu l’Asia a sperimentare l’orrore della peste, che causò cinque milioni di morti in Cina prima di diffondersi nel resto del Continente; nel 1347 la colonia genovese di Caffa in Crimea fu contagiata e le loro navi in fuga portarono il morbo sulle coste della Sicilia, a Messina. La peste continuò a flagellare il Vecchio Continente uccidendo adulti e bambini fino alla “Spagnola” di ignota origine, che dopo la Prima Guerra Mondiale decimò intere popolazioni. Pestilenze, carestie e pure due Papi; per i nostalgici del medioevo c’è di che gioire e a proposito di gravi mutamenti climatici il dott. Alfredo Crimì, si è detto allarmato per il caldo di questi giorni, che ritarda la maturazione del grano e delle fave e impedisce l’impollinazione del mandorlo. Si è detto anche dell’incomprensibile divieto di festeggiare il carnevale nelle scuole, ma di non sospenderlo in piazza e per le strade e naturalmente è stata condannata la falsa notizia sulla chiusura del F/B/C per un caso di Corona virus. Falsità dettata dal clima generale e da alcune camionette di militari ferme all’ingresso del paese per ragioni non legate a cordoni sanitari, magari volevano prendere solo un caffè…Questa è per ora “la zita” usa dire da noi e questa ci dobbiamo tenere.

Gabriella Grasso