Gestione dei buoni spesa: una bella matassa da sbrogliare

Con ordinanza della Protezione Civile il governo Conte ha recentemente assegnato ad ogni comune, in base al minor reddito pro capite e in proporzione alla grandezza demografica, i fondi per la solidarietà alimentare, vincolati esclusivamente a supporto di nuclei familiari e singoli, con priorità per quelli non già beneficiari di altro sostegno pubblico, che versano in condizione di contingente indigenza economica derivata all’emergenza Covid-19.

Per i comuni della provincia il riparto delle risorse conteggia il valore intero così distinto: Agira €. 80.829; Aidone €. 46.836; Assoro €. 48.245; Barrafranca €. 130.101; Calascibetta €. 37.748; Catenanuova €. 46.245; Centuripe €. 52.538; Cerami €. 18.736; Enna €. 189.881; Gagliano C.to €. 30.552; Leonforte €. 126.161; Nicosia €. 121.382; Nissoria €. 28.576; Piazza Armerina €. 190.186; Pietraperzia €. 66.643; Regalbuto €. 69.414; Sperlinga €. 6.867; Troina €. 83.254; Valguarnera €. 74.109; Villarosa €. 44.255.
Per questo gli Enti si stanno dando molto da fare nel definire regole, importi e criteri equilibrati di aiuto a ogni componente di famiglia in difficoltà, per riuscire a spendere rapidamente le somme introitate e consentire alle persone che non hanno soldi di fare la spesa per soddisfare i bisogni più urgenti ed essenziali.

Il budget di solidarietà stanziato, congiuntamente integrato da eventuali donazioni fatte da privati, verrà ripartito tra i beneficiari richiedenti ed elargito tramite buoni spesa, o carte prepagate, utilizzabili per una somma di denaro stabilita per aiutare i soggetti e le famiglie più fragili nell’acquisto di generi alimentari e beni di prima necessità presso gli esercizi commerciali individuati, senza procedura di gara, da ciascun comune nel proprio sito istituzionale. In questo modo i gestori dei punti vendita, accettando i “buoni spesa”, saranno così chiamati a fatturare e a rendere conto che i titoli di spesa siano stati utilizzati per acquisti di beni di prima necessità.

Ora, leggendo l’ordinanza di assegnazione dei fondi, la procedura di gestione degli aiuti a chi ne ha bisogno, sembrerebbe a prima vista facile; invece si presenta piena di nodi che i comuni dovranno ben presto sciogliere per rispondere nell’immediato alle esigenze primarie dei cittadini meno abbienti.
Il maggior ostacolo è sempre lo stesso: le pastoie burocratiche.
Primo problema: con gli uffici chiusi, con il personale che ordinariamente svolge il lavoro in modalità agile, cioè da casa, i potenziali beneficiari come e dove dovranno presentare domanda?
Secondo punto: una volta giunte le domande agli uffici dei servizi sociali, con quali criteri si dovrà individuare la platea dei beneficiari, e con quali priorità?

La strada alternativa più facile sembrerebbe la consegna diretta dei generi alimentari. E anche in tal caso sarà, comunque, necessario stabilire in che forma, modalità e in quale ordine si darà attuazione alle richieste dei cittadini.
Sindaci, amministratori, servizi sociali hanno, dunque, una bella matassa da sbrogliare.

Carmelo Loibiso