Calascibetta: in un surreale Venerdì Santo il Crocifisso sulla Jeep della Protezione civile

Calascibetta. I social in tempi di Coronavirus, tra la comunità xibetana, continuano a essere il mezzo per pregare e partecipare alla Messa. “L’arma della preghiera contro il contagio”, l’hanno definito molti italiani. Ieri, in un particolare Venerdì Santo, molti fedeli hanno potuto seguire, grazie alla pagina facebook, anche l’azione liturgica della “Passione e morte del Signore” che l’arciprete, don Giuseppe Di Rocco, insieme ai sacerdoti e al diacono, ha tenuto all’interno della Regia Cappella Palatina. Un Venerdì Santo senza la tradizionale processione, quella che ogni anno ha visto sia l’urna, con all’interno il simulacro di Cristo morto, sia il fercolo della Madonna addolorata, portate a spalla, attraversare le principali arterie del paese in un silenzio surreale. Lo stesso silenzio, quasi a far paura, che sta scandendo le giornate segnate dal terribile virus. Così anche il giorno che ricorda la morte di Cristo è stato diverso, particolare. Immagini e comportamenti, viste grazie ai social, che rimarranno impresse in ognuno di noi. Rimarrà scolpita la scena del mezzo della Protezione civile, dove era stato adagiato il Crocifisso, attraversare le deserte strade di Calascibetta. Così come rimarrà impresso vedere l’arciprete pregare da un mezzo di soccorso. Indimenticabile rimarrà anche il momento in cui don Di Rocco indossa un giubbotto, per ripararsi dal freddo, che gli viene dato da un giovane della Protezione civile. Si modificano le usanze religiose ma la preghiera rimane un momento forte. “Questo male non è una punizione divina, Dio ci ama, ma dobbiamo chiedergli scusa per averlo abbandonato in questi anni”, aveva detto nei giorni scorsi Suor Jean, superiora della Casa di riposo “Boccone del Povero”, una struttura che accoglie 31 anziani. Il Coronavirus ci sta mettendo sicuramente a dura prova, causando morte e dolore, e sta cambiando le tradizioni. Una Settimana Santa surreale, lo è stata anche la giornata di giovedì quando l’arciprete ha benedetto la comunità. Lo ha fatto, sulle orme di Papa Francesco, dopo aver attraversato, reggendo l’ostensorio con l’ostia consacrata, una spettrale piazza Umberto I. Un’altra immagine, se vogliamo triste, in tempo di una micidiale pandemia.
Francesco Librizzi