Agira: zona rossa significa mettere i posti di blocco all’entrata del paese e poi lavarsene le mani?

Ad Agira sono state prorogate le “restrizioni a tutela della salute pubblica”. Il 24 marzo, dopo quattro morti e oltre 30 positivi riscontrati, Agira venne dichiarata zona rossa su decisione del Presidente di Regione Nello Musumeci.

Gli agirini speravano di avere le attenzioni sanitarie applicate a Codogno, in Lombardia, ma la Sicilia è altra cosa dalla Lombardia. Dal 24 marzo la quotidianità degli agirini è stata complicata notevolmente da misure che avrebbero dovuto tutelare la loro salute, ma che hanno solamente ristretto ancora più le libertà personali con gravi danni per l’economia locale. Su Facebook i cittadini di Agira domandano al Presidente Musumeci: “Dove sono finiti i tamponi fatti agli agirini? Dove sono i test sierologici? Dov’è il personale sanitario di supporto? Ha idea, caro Presidente, di cosa sta accadendo all’Asp di Enna? Dov’è lo Stato, dov’è la Regione? Davvero si pensa che istituire una zona rossa significa mettere i posti di blocco all’entrata del paese e poi lavarsene le mani? Senza esiti dei tamponi, senza test, senza seguire i malati a casa e i loro parenti come diamine dobbiamo uscirne???” I test nell’ennese vengono concessi una tantum ma dei risultati non si ha traccia, perché? Si domanda la popolazione, che attende di sapere cosa fare e come agire. La situazione di Agira e dell’ennese è immutata dai primi di marzo, contiamo i morti e intuiamo la sottostima dei positivi. Arriveremo al 4 maggio senza risposte e senza alcuna certezza sul futuro e allora cosa succederà? Un’ulteriore proroga? Che valore ha la “Zona Rossa” così intesa?

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redazione-vivienna