In ricordo degli otto partigiani di Troina in occasione della Festa della Liberazione Nazionale del 25 aprile 2020

Troina. Furono 8 i partigiani troinesi che parteciparono alla guerra di liberazione nazionale dal nazifascismo 1943-1945. E’, questo, il risultato di una ricerca condotta sui documenti conservati nell’archivio dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” e nell’archivio storico comunale di Troina. E’ molto probabile che furono più di 8 i troinesi che parteciparono alla Resistenza. Lo si potrà sapere con certezza, se la ricerca si estenderà agli istituti di storia della Resistenza di altre regioni del nord. Due di loro, Angelo Arona, nato a Troina il 15 settembre 1917, e Salvatore Pellizzeri, nato a Troina il 20 marzo 1923, non ne uscirono vivi dalla guerra di liberazione. Arona fu catturato e torturato mortalmente il 30 settembre 1944 a Ravenna dai nazifascisti. Il corpo di Arona fu abbandonato dai suoi aguzzini sul ponte del fiume Lamone. Di Pellizzeri si parla anche nel libro “Vite spezzate”, pubblicato dall’Istituto storico della Resistenza di Cuneo in Piemonte. Partigiano della Divisione Fumagalli 1-Brigata Savona, Pellizzeri fu fucilato dai nazifascisti il 20 aprile 1945 a Ponte Bormida di Monceniglio in provincia di Cuneo. Ad Arona e Pellizzeri il consiglio comunale di Troina ha intitolato due vie nel quartiere San Rocco – Scalforio con la delibera n. 4 del 4 marzo 1951. Sopravvissero alla guerra di liberazione gli altri sei partigiani troinesi: Salvatore Liardo (nato a Troina l’1 aprile 1923 e morto a Troina l’1 dicembre 2003), Angelo Santoro (nato a Troina il 10 gennaio 1924 e morto a Troina il 23 gennaio 2018), Davide Stazzone (nato a Troina l’8 novembre 1919 e deceduto a Sangano il 25 aprile 2010), Antonino Vitale (nato a Troina 25 giugno 1923 e morto l’8 marzo 1958 a Catania ), Silvestro Zitelli (nato a Troina il 4 maggio 1923 e deceduto a Troina l’1 ottobre 2007) e Francesco Zuccarelli (nato a Troina il 5 ottobre 1902 e morto a Torino l’8 marzo 1975). Liardo fu partigiano della 19^ Brigata Garibaldi dal novembre 1943 fino all’aprile del 1945. Santoro militò nella Divisione Renzo Cattaneo, con il nome di battaglia “Santo”, dal giugno 1944 all’aprile 1945. Stazzone stava nella 4^ Brigata Bruno Buozzi con il nome di battaglia “Sander” dal giugno 1944 al giugno 1945. Vitale combattè nelle file della Divisione Renzo Cattaneo da giugno 1944 a giugno 1945 con il nome di battaglia “Bianco”. Zitelli fece parte della 13^ Brigata Matteotti dal giugno all’ottobre 1944 e della 103^ Brigata Amendola dal novembre 1944 a giugno 1945 con il nome di battaglia “Bianco”. Zuccarelli era nella Divisione Garibaldi da maggio a dicembre 1944 con il nome di battaglia “Silvio il Cit”. Erano già sotto le armi di stanza nel nord Italia, molti di loro in Piemonte, quando l’armistizio dell’8 settembre 1943 li pose di fronte ad una scelta drammatica: stare con la Repubblica sociale di Mussolini e continuare a combattere a fianco dei tedeschi o cercare in tutti i modi di tornare a casa. Per Stazzone e Zuccarelli, tornare casa non era difficile: con le loro famiglie erano andate via da Troina per andare a vivere in Piemonte. I motivi per cui emigrarono con le loro famiglie furono diversi perché diverse erano la classi sociali di appartenenza. Il papà di Zuccarelli di mestiere faceva il calzolaio a Troina e teneva bottega nel quartiere Borgo in via Garibaldi. Mantenere una famiglia con quello che si guadagnava facendo il calzolaio, doveva essere molto problematico nel primo ventennio del secolo scorso. Erano quelli gli anni dell’industrializzazione del Nord Italia e Torino, con la Fiat, ne era la guida. Zuccarelli con la famiglia lascia Troina, dove era scommessa quotidiana riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena, per andare a cercare migliori condizioni di vita a Torino. Stazzone apparteneva ad una famiglia agiata che abitava in via Conte Ruggero. Il padre di Stazzone era un possidente e la madre era di Cuneo. I genitori di Stazzone non erano regolarmente sposati, convivevano. Oggi, la convivenza è una forma di unione socialmente accettata, ma nella Troina di un secolo fa suscitava riprovazione. La nostalgia della madre per il suo Piemonte e quel clima sociale non molto cordiale che circondava la sua famiglia, spinsero il papà di Davide a trasferirsi con la sua famiglia a Torino. Per gli altri sei troinesi, appartenenti tutti a famiglie contadine povere, raggiungere Troina dal Piemonte era impossibile. Dismesse le divise militari, gli otto giovani troinesi non risposero alla chiamata alle armi della Repubblica sociale di Salò per combattere a fianco dei tedeschi e si aggregarono alle formazioni partigiane. Nel fuoco della guerra di liberazione dal nazifascismo maturano una robusta coscienza politica democratica. Dei quattro partigiani Liardo, Santoro, Vitale e Zitelli, che tornarono a Troina, a guerra di liberazione conclusa, ne ho conosciuti due: Liardo e Santoro. Erano due persone , sobrie e per bene che, pur avendo combattuto per la libertà e la democrazia rischiando la vita, non si atteggiavano a eroi. Eppure tutti e gli otto questi troinesi, che non sono più tra noi, eroi lo furono per davvero.

Silvano Privitera