Calascibetta: infermiere annuncia sua positività dimostrando che avere il virus non è vergogna

Calascibetta. Salgono a quattro i casi di Coronavirus accertati nel comune di Calascibetta. All’ottantunenne Paola Speranza, deceduta lo scorso 28 marzo, all’ausiliaria e ad un operatore sanitario, entrambi in servizio all’Umberto I di Enna, ieri mattina si è aggiunto un infermiere che lavora a Catania. A darne notizia è stato direttamente l’interessato, mediante la sua pagina facebook, a dimostrazione che essere contagiati non è una vergogna ma occorre sottoporsi ai protocolli sanitari. Daniele Crupi, senza nessuna remora, ha scritto:”Faccio l’infermiere all’Ospedale San Marco di Catania, purtroppo il mio lavoro non mi ha consentito di rimanere a casa e mi ha esposto, per la cura delle persone, al contagio. Sono positivo al tampone, ad oggi sto bene e non ho sintomi particolari”. Daniele ha poi aggiunto: “Sto affrontando la mia quarantena nella mia abitazione, isolato da mia moglie e da mia figlia”. Il giovane infermiere ha sentito anche il dovere di ringraziare le forze dell’ordine, il sindaco, la Protezione civile, i commercianti e altri ancora, per la solidarietà mostrata a tutta la sua famiglia. Tanti i messaggi, rivolti a Daniele, di una pronta guarigione. Ieri mattina, intanto, è arrivato l’esito del tampone del medico di base che aveva in cura Paola Speranza, morta di Covid ma con un quadro clinico già compromesso. E’ stato lo stesso dottore, Maurizio Vazzano, a comunicare la sua negatività al test. Venerdì scorso erano arrivati anche i risutltati, tutti negativi, della figlia di Paola Speranza e delle due donne che accudivano l’anziana. “Chiederò all’ospedale di Enna, quando sarà possibile, la cartella clinica di mia mamma per cercare di capire cosa c’è scritto”, racconta la figlia, Carmelita Cingotta, che aggiunge: “La mamma è entrata in ospedale il 17 marzo, dopo due giorni è arrivato l’esito di positività al covid ma le persone che le siamo state vicine, quando era a casa, risultiamo negative. Qualche dubbio – conclude Carmelita – mi rimane”. Inoltre, circa venti xibetani venuti da fuori regione aspettano di sapere l’esito dei tamponi effettuati modello drive-in. Di settimane ne sono già trascorse due.

Francesco Librizzi