Dimessi gli ultimi pazienti dal reparto post Covid di Leonforte

Leonforte. Il reparto di chirurgia divenuto post Covid per accogliere i pazienti in via di guarigione è rimasto vuoto. Sarà sanificato e riconvertito all’uso ordinario? O resterà inutilizzato come gli altri, eccezion fatta per Medicina? La pandemia ha fatto dell’Umberto I di Enna un Covid Center, arricchito il Chiello di Piazza Armerina di due reparti e il Basilotta di Nicosia di quattro posti letto per la rianimazione. Il Ferro/Branciforti /Capra è stato invece ignorato nonostante le sue potenzialità strutturali e la richiesta iniziale dei sindaci di Leonforte, Agira, Nissoria e Assoro; declinata dall’Asp in post Covid, individuato nella Riabilitazione e poi allocato nel ex reparto di Chirurgia per l’inadeguatezza del primo, compromettendo entrambe le aree. Ora l’Assessorato Regionale alla Salute ha comunicato che sono stati stanziati 1.000.000 di euro per adeguare e mettere a norma i locali del P.O. leonfortese trasformandolo in P.T.A, dimenticando che il F/B/C è già P.T.A (sulla carta perchè nella realtà si dice sia una “trappola per topi”). Lo stanziamento fa riferimento all’articolo 20 della legge 67 del 1988, che è stata riesumata dopo la fase di progettazione avvenuta fra il 2005 e il 2009. In questi 38 anni si è consolidata la certezza che è necessaria un’ attenta e coerente programmazione sanitaria specie in una realtà complessa e articolata, che presuppone una condivisione di intenti fra Ministero, Regione e Territorio. La polverizzazione delle risorse e la mancanza di un progetto organico condiviso fra queste tre realtà ha portato, anche in forza della modifica costituzionale del 2001 e della conseguente regionalizzazione della sanità, a un depotenziamento lento e finalizzato alla chiusura di piccoli ospedali sul territorio. Cosa ne sarà dunque delle risorse di cui sopra? Quali saranno nello specifico gli indirizzi dell’Asp circa le modalità di spesa? L’attuale amministrazione aveva in programma di trasformare il P.T.A in P.T.E cambiando idea in corso d’opera. Il PTE garantisce l’emergenza, stabilisce e trasferisce in presidi meglio strutturati e adeguatamente organizzati, il PTA “trattiene” mettendo a rischio la salute dei pazienti. Cosa accadrà dei piccoli presidi verranno sacrificati sull’altare della rete sanitaria ospedaliera che rafforzerà centri notevoli? I tre milioni di euro destinati all’ex Ciss per il post acuzie, a esempio, fagociteranno anche le risorse non meglio definite?

Gabriella Grasso