Calascibetta: aiuti a famiglie indigenti e attività produttive, Comune stanzia 50 mila euro

Calascibetta. Un Bilancio comunale 2020, quello che sarà portato in aula consiliare i primi giorni di giugno, approntato soprattutto sugli aiuti economici alle attività produttive ma anche alle famiglie indigenti. La fase 2, iniziata oggi, in questa vicenda legata alla Pandemia, porterà una boccata d’ossigeno soprattutto a quei commercianti e artigiani costretti, per oltre due mesi, a tenere le saracinesche dei loro negozi abbassate. Circa venticinquemila euro a fondo perduto, questa la cifra che l’Amministrazione Capizzi ha stanziato alle attività produttive di Calascibetta. Sono soprattutto bar, ristoranti-pizzerie, gioiellerie, parrucchieri, centri estetici, officine meccaniche, ma anche bed and breakfast e altri piccoli negozi, quelli che riceveranno maggiori risorse. Da autorevoli indiscrezioni avute, ad ogni attività produttiva, rimasta effettivamente chiusa, andrà non meno di mille euro. Un aiuto importante, perché consentirà ai negozianti di andare avanti, affrontare delle spese come il pagamento dell’affitto dei locali e delle bollette energetiche. “Per l’intera emergenza Covid-19- spiega il sindaco Piero Capizzi- sono stati inseriti in Bilancio circa 50 mila euro”. L’Amministrazione ha anche previsto il taglio di alcuni tributi comunali, come la Tari (tassa sui rifiuti), che sarà abolita per i mesi in cui le attività commerciali sono rimaste chiuse. Ai gestori di bar, ristoranti e pizzerie, inoltre, l’esecutivo Capizzi, rifacendosi alla norma nazionale, ha previsto la concessione a titolo gratuito del suolo pubblico per consentire ai clienti la consumazione ai tavoli e al tempo stesso garantire loro la distanza sociale. Viene esteso anche il “Baratto amministrativo” da 8 a 20 mila euro: coloro che hanno un debito tributario potranno estinguerlo mediante lo svolgimento di una attività lavorativa a favore del Comune. Previsti anche “Buoni spesa” a carico del bilancio comunale. Il Comune, infine, sosterrà il pagamento di alcune bollette, come energia elettrica e acqua, per quelle famiglie con seri problemi economici. Insomma, l’amministrazione comunale sta cercando in tutti i modi di evitare che soprattutto le attività produttive del paese abbassino per sempre le saracinesche. Fallimentare infatti è stata, in particolar modo per i bar, la sperimentazione del cibo da asporto. Il rischio dopo il lockdown, però, è quello della cosiddetta sindrome della “capanna”, come sostiene la Società italiana di Psichiatria, ovvero la paura di uscire da quella che non è solo la nostra casa, ma quello che per settimane e mesi è stato un luogo dove sentirci veramente al sicuro. Le attività produttive sperano invece che già da oggi, con la riapertura totale, l’economia inizi nuovamente a girare.

Francesco Librizzi