Quel pasticciaccio brutto di Palazzo Chigi sulle zone rosse, “decreto da buttare nel cestino, perché assolutamente imbarazzante”

Si saranno accorti all’ultimo momento che, estendendo anche a tutti i comuni “zona rossa” la possibilità di accedere al fondo istituito con l’art 112 del “decreto rilancio”, quei 200 milioni di euro sono ben poca cosa. In prima battuta, avranno pensato di destinarli solo ai comuni delle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza. Tutte insieme queste province contano ben 667 comuni ed una popolazione di 3 milioni e 253 mila abitanti. E con quei 200 milioni i 667 comuni lombardi ed emiliani, che hanno la consistenza territoriale e demografica di una regione, avrebbero dovuto finanziare interventi di sostegno economico e sociale connessi con l’emergenza sanitaria da covid 19. Facendo un po’ di conti con le dita, senza ricorre a sofisticati modelli ecometrici, 200 milioni non sono una somma così rilevante da soddisfare le esigenze di una area geografica con un apparato produttivo che non teme alcun confronto le regioni d’Europa economicamente più sviluppate. Se si pensa che l’Irccs Oasi Maria SS di Troina con i suoi 700 dipendenti riceve ogni anno, in base alla nuova convenzione decennale, 38 milioni di euro l’anno, viene da chiedersi se quei 200 milioni possano bastare alle migliaia e migliaia di imprese e ai 3 milioni di abitanti di quelle 5 province. Ma anche pensando a 2 milioni di euro previsti dalla Regione Siciliana nella sua finanziaria per i quattro comuni zona rossa Agira, Salemi, Troina e Villafrati, quei 200 milioni non sembrano proprio una cifra strabiliante. Ma all’ultimo momento, prima che venisse pubblicato in gazzetta ufficiale, all’art. 112 del “decreto rilancio”, hanno aggiunto anche tutti i comuni dichiarati zona rossa, lasciando inalterati i 200 milioni del fondo. Ci sarà stato qualcuno che gli avrà fatto notare che i comuni zona rossa nel resto d’Italia si contano a centinaia: 70 in Emilia Romagna, 10 in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Molise, 4 in Sicilia, 4 in Basilicata, 3 in Campania, 3 nel Lazio 1 in Umbria. A questi vanno aggiunti quelli delle province venete di Padova (103), Treviso (94) e Venezia (43). Se 200 milioni sono già pochi per le 5 province alle quali si era pensato prima, figurarsi se bastano per tutti glia altri comuni “zona rossa” grandi e piccoli. Allora, avranno pensato di rimediare ritornando alla formulazione originaria dell’art 112 che prevedeva solo i comuni delle quattro province lombarde e di una provincia emiliana quali destinatari dei 200 milioni. Ma non hanno messo nel conto le reazioni di quelli che sono rimasti esclusi. Il primo a reagire è stato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, secondo il quale “questo decreto verrà buttato nel cestino e dovrà essere riscritto, perché a mio avviso è assolutamente imbarazzante”. Sarcastica è la reazione del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che dice di “non aver mai visto in tanti anni di attività politica, parlamentare e istituzionale un pasticcio simile, con parti di articolo che vengono prima pubblicati e poi tolti”. Alle reazione di questi due presidenti di regione, il presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha replicato rassicurandoli che, in sede di conversione in legge, sarà presentato un emendamento al decreto per garantire fondi a tutti i comuni nelle zone rosse. Per le modifiche al decreto, in sede di conversione in legge, la dote finanziaria lasciata dal ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, è di 800 milioni di euro, il limite dell’aumento di deficit autorizzato dal parlamento.

Silvano Privitera

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