Richieste le dimissioni Presidente del Consiglio di Piazza Armerina, per volgarità e inadeguatezza

La volgarità e l’inadeguatezza del Presidente del Consiglio Comunale, chieste le dimissioni.
Il consigliere Concetto Arancio, ha depositato al protocollo del comune di Piazza Armerina una nota con la quale, dopo le ultime vicissitudini accadute durante l’ultimo consiglio comunale, chiede le dimissioni del Presidente del Consiglio.
“Ho sempre inteso la politica (ed il “fare politica”) come lo strumento principe per tutelare la mia Comunità e permetterne una crescita culturale ed economica. Sono consapevole che, a volte, lo scontro dialettico possa assumere toni duri ed aspri. È altrettanto vero che, in ogni caso, esso non possa, in alcun modo, spingersi oltre. Esiste, infatti, un limite invalicabile che non è consentito a nessuno oltrepassare, ossia quello del rispetto dell’onore e del decoro tanto della persona quanto del ruolo istituzionale che si ricopre.
Assolvo il mandato rappresentativo che i cittadini hanno onorato di conferirmi con scrupolo, passione, dedizione. Prima di intervenire in un dibattito pubblico o di assumere la parola in consiglio comunale, ritengo imprescindibile documentarmi ed approfondire l’argomento da trattare.
Lo faccio per il rispetto che nutro nei confronti della mia Comunità, dei Colleghi consiglieri e del luogo istituzionale dove il dibattito si svolge.
Per questo motivo è inaccettabile che il presidente della più alta carica del Consiglio Comunale possa rivolgersi nei miei confronti utilizzando espressioni volgari e gravemente lesive del mio decoro e del ruolo che in quel contesto ricopro.
I fatti denotano l’assoluta gravità dell’accaduto: giorno 20/05/2020 si è celebrato il Consiglio Comunale, la prima seduta post – dissesto, trasmessa peraltro, in diretta streaming. Chiedo la parola e faccio notare al Presidente che la trattazione dell’argomento all’ordine del giorno fosse viziata da evidente irregolarità. Motivo la mia affermazione invocando il rispetto delle regole che sovraintendono la valida convocazione delle Commissioni consiliari le quali, in relazione allo specifico argomento trattato dal Consiglio, precedono il dibattito del civico consesso. Termino l’intervento e mi accomodo al mio posto.
A questo punto il Presidente, trincerando il labiale dietro la mascherina protettiva, sproloquia sul mio intervento, esternando tutta la sua disapprovazione ma non in modo civile, pacato. Colpisce, “alle spalle” un Consigliere comunale (nonché Vicepresidente della medesima assemblea) proferendo una frase riprovevole, denigratoria e lesiva del mio decoro. Personalmente non sento il tenore delle sue parole; il microfono, però, è accesso ed il suono delle sue inqualificabili offese viene recepito dagli utenti che seguono la diretta in streaming. Conclusasi la seduta, mi giungono messaggi e telefonate di numerosi concittadini che si dichiarano essi stessi offesi ed indignati per lo sconsiderato attacco verbale che il Presidente ha compiuto nei confronti.
Questo è livello infimo e misero con il quale chi intende effettivamente fare politica in questa Città è ormai da due anni e mezzo costretto a fare i conti.
La riprovevole condotta tenuta dal consigliere Incalcaterra è, difatti, lo specchio della saccenza e della arroganza che siamo costretti a subire tanto da una Amministrazione che ci ha condotti all’irreversibile dichiarazione di dissesto finanziario, quanto da una parte del Consiglio che, tramite il Presidente, espressione della maggioranza, si spinge finanche ad offendere pubblicamente, con frasi spudoratamente indecorose, un Consigliere “colpevole” unicamente di avere preteso il rispetto delle regole.
Dal vergognoso atteggiamento del Presidente ne esce sconfitto il Consiglio comunale nella sua interezza: hanno perso i singoli Consiglieri, siano essi di maggioranza o di opposizione, perché le indegne espressioni utilizzate nei miei confronti ridicolizzano il ruolo che ciascuno di costoro è impegnato ad assolvere; ne esce sconfitta la Città perché il piazzese, dinnanzi a queste indecorose vicende, manifesta comprensibile sfiducia nei confronti della politica e delle Istituzioni.
Pertanto, nell’interesse della Istituzione che rappresento, reputo imprescindibile le formali scuse del prof. Incalcaterra, nella spiegata qualità, per il vergognoso attacco sferrato nei miei confronti e quale atto dovuto per avere esposto al pubblico lubridio il civico consesso e la Città, le immediate di-missioni dalla carica di Presidente avendo costui ampiamente dimostrato di non essere in grado di ricoprire un ruolo così importante”.