Troina. “I Segreti del Giovedì Sera” di Elvia Seminara, una radiografia dei 60enni di oggi

Se fai una passeggiata lungo i sentieri delle Foreste di Troina sui Nebrodi con un biologo, un agronomo e un geologo, devi rassegnarti ad ascoltare quello che ognuno di loro vede e ti spiega del bel paesaggio che vi state godendo. La stessa cosa accade quando a discutere di un romanzo ti ritrovi con lettori che hanno diverse sensibilità e formazione. Per un dovere di rispetto nei confronti di sta leggendo quest’articolo, che non ha assolutamente la pretesa di essere una recensione letteraria, devo dire che, per me, la letteratura è sociale per costituzione. E lo è anche quando narra di vicende di un gruppo di amici che si incontrano ogni giovedì sera per confidarsi dei segreti. Sto parlando dell’ultimo romanzo di Elvira Seminara “I Segreti del Giovedì Sera”, da alcune settimane in libreria. Ma di quali segreti si confida questo gruppo di amici, uomini e donne, appartenenti alla borghesia delle professioni, che hanno l’abitudine di incontrarsi ogni giovedì sera, perché uno di loro di giovedì ha meno impegni di lavoro? Ci sono cose di cui non si parla apertamente, ma che viene voglia di farlo, come nel caso di Marco che si atteggia a paladino della coppia, ma ha un’amante. Segreti che si sussurrano come quello che Pietro, che lo confida ad Elvis, la voce narrante, che è la stessa Elvira Seminara. Il suo giovane compagno gli ha promesso in dono un intervento di chirurgia plastica alla palpebre, appena farà i soldi. Un intervento che serve a sanare le ferite che la vecchiaia infligge ad un corpo, che si ostina a volere sembrare giovane. Anche se Pietro non capisce la paura degli altri di diventare vecchi, quando varcano la soglia dei 60 anni. E’ questa paura di invecchiare a non essere il segreto di questo gruppo di amici ed amiche, nati e nate attorno alla fine degli anni ’50 e all’inizio agli anni ’60, appartenente all’ultimo scaglione della generazione dei baby boomers, che non ha fatto in tempo per partecipare alla contestazione giovanile del ’68 e del ’77 ed è subito catapultata negli anni ’80, gli anni del trionfo del privato e della “Milano da bere”, ma beneficia della conquista dei diritti civili e sociali degli anni ’70 (divorzio, nuovo diritto di famiglia, sanità pubblica etc.). Questa frazione fortunata della generazione di sessantenni vive in condizioni di solido benessere economico, ma condivide una particolare situazione con le altre frazioni meno fortunate, una di queste è fatta dei lavoratori esodati senza lavoro e senza pensione. Si ritrovano nel mezzo delle generazioni dei figli trentenni e dei genitori novantenni. Sono stati gli ultimi ad usare il telefono fisso e a gettoni e i primi il cellulare. Hanno i piedi nel passato e la testa nel futuro dove scorgono segnali di un’incipiente e prolungata vecchiaia. Ma verso questo futuro s’incammino come quel giovane americano che, in pantaloncini e a torso nudo, corre ogni giorno all’indietro sul lungomare senza guardare dove va, ogni tanto, senza fermarsi a guardare, si gira di tre quarti per vedere indietro, cioè davanti a sé. Non è una figura mitologica, mezzo albero e mezzo cavallo, ma la metafora dei sessantenni di cui racconta Elvira Seminara.

Silvano Privitera