Pietraperzia: ancora minori in fuga, inchiesta sul centro migranti

Lì dentro, in pratica, ne è rimasto soltanto uno, tutti gli altri sono scappati: i primi cinque una settimana fa. L’ultima fuga lunedì notte, così scrive per La Sicilia Mario Barresi. Quattro migranti, tutti minori, hanno lasciato il centro di quarantena di Pietraperzia. Che, nel suo piccolo, è un preoccupante focolaio: nove contagiati; cinque ospiti tunisini e quattro operatori. E, come apprende La Sicilia da fonti dell’assessorato alla Salute, da ieri sera c’è un decimo positivo: sarebbe proprio l’ultimo “superstite”, un migrante di 17 anni.
Così nell’Ennese, che ha già pagato il prezzo più alto nel picco del Covid (Agira prima zona rossa di Sicilia, mega-cluster nell’Oasi di Troina), si ripiomba nell’incubo. Alimentato dal fantasma di chi, infetti compresi, è fuggito dal centro di via Barone Tortorici, una casa canonica che dal 2018 ospita un centro di accoglienza straordinaria, rimodulato negli ultimi mesi in sito per la quarantena.
E ora anche i magistrati vogliono capirci qualcosa di più. Un fascicolo, per ora a carico d’ignoti e senza ipotesi di reato (la più scontata sarebbe l’epidemia colposa) è stato aperto dalla Procura di Enna. Con un’ampia delega alla Squadra mobile per indagini su tutti i punti oscuri del focolaio di Pietraperzia. Dagli aspetti epidemiologici e gestionali (le eventuali omissioni nella ripetizione dei test su chi è arrivato da Lampedusa con un primo esito negativo, ma anche l’ipotesi di promiscuità fra ospiti e con gli operatori anche dopo i primi contagi), fino alla sicurezza di un centro che, pur non essendo “detentivo”, deve però vigilare sul rispetto dell’obbligo di quarantena.
La situazione, sin dalla scoperta dei casi di positività, viene seguita con attenzione dall’Asp di Enna. «Abbiamo subito attivato il protocollo, tracciando i contatti stretti di tutti gli operatori», rassicura il direttore generale Francesco Iudica. E anche ieri è una giornata di test a tappeto. «Sono stati sottoposti a tampone dieci nostri concittadini – conferma il sindaco Antonio Bevilacqua – oltre al personale di tutte le altre strutture presenti in provincia dell’associazione Don Bosco 2000 (ad Aidone e a Piazza Armerina, ndr) per non tralasciare nessuna pista sui possibili contagi».
Bevilacqua ricorda che «i ragazzi ospitati nel centro, prima di arrivare a Pietraperzia, avevano fatto il tampone con esito negativo. Quindi non è da escludere che il virus sia stato portato all’interno della struttura da terze persone». Il giovane esponente grillino è sollevato dal fatto che «fra i positivi non ci sono nostri concittadini», ma ammette che «l’attenzione deve rimanere alta, perché non è escluso che ci siano stati contatti con pietrini».
E adesso che ne sarà della struttura? Il sindaco Bevilacqua ne ha appena discusso col prefetto di Enna, Matilde Pirrera. «Abbiamo concordato che il centro di quarantena dovrà essere chiuso per ritornare a essere un Cas con gli stessi ragazzi che non ruoteranno più ogni 15 giorni come avvenuto in queste ultime settimane».
Un ritorno al passato, per chi nel 2018 fu accolto in paese da paura e intolleranza. Con un “benvenuto” sparato con pallettoni di fucile, all’ingresso della sede. Poi però, ricorda il sindaco, «c’è stata una piena integrazione nella comunità», grazie anche al lavoro di un’associazione – la Don Bosco 2000 – che nell’Ennese opera (ed è apprezzata) da più di 20 anni. Ma ora nella mostruosa era della pandemia, forse con qualche leggerezza di troppo, il senso delle cose è purtroppo cambiato.

Twitter: @MarioBarresi